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Angelo
Lippo con Voci di frontiera
ci propone una iniziativa editoriale di alto profilo culturale. È una raccolta
antologica concepita come una struttura paredrica dove il segno scritturale e il
segno visivo:pittorico o scultorio, sono posti uno di fronte all’altro in una
prospettiva capovolta quasi a volerci dire che la parola, cadendo nella
concavità dell’io che ascolta, venga riflessa in forma di figura e viceversa.
Così assistiamo ad un intrecciarsi di parole e immagini, di versi e paesaggi in
un connubio che arricchisce il nostro essere e lo salva dalla caducità e dal
doloroso franare dei nostri orizzonti.
L’iniziativa permette a Lippo,
attraverso l’opera di sette (!) artisti della parola e sette artisti del colore
o della forma, di gettare un ponte che dalla Puglia si proietta, come un
arcobaleno di armonia e bellezza, sull’intera nostra dimora, e abbraccia
il globo terracqueo dove l’umana vicenda si esprime nell’eterno andare dalla
culla alla tomba, soglie che chiudono il tempo transitorio della perdita e
dell’attesa e si aprono sul tempo immobile dell’ignoto eletto dall’uomo o a
costante musica e perfetto disegno o a silenzio e vuoto.
Assistiamo allora ad un gioco
metamorfico che ci entusiasma e c’incanta e constatiamo come “L’ulivo
dolente” di Anna Amendolita divenga “la campagna immobile | e protesa, | il
vasto preludio, | il silenzio sospeso” di Ada De Judicibus Lisena o lo “scacco
della morte, nel pianto | che non trova tregua” di Rita Marinò Campo;
come il “tutto relativo e misurabile | di questo tempo senza più speranza”
di Lucio Carmelo Gimmo sfumi nei volti, ora dolenti, ora pensosi, sempre protesi
verso un futuro che non promette mitologiche armonie, di Nicola Andreace. I
corpi adolescenti e leggiadri di Vincenzo De Filippis trasmigrano nelle “piccole
ali” di Rita Santoro Mastantuono che “Battono il tempo || assaporano
l’aria il sole il vento.” E si fanno “tacita, celata connivenza” fra
i versi di Edio Felice Schiavone per ritrovarsi “nuovo nel diverso, | nel
presepio a colori, | nel mondo di finestre, || di porte aperte a festa…” . La
“Prigione” di Pietro Guida ci conduce a “Beslan, | città degli angeli
massacrati | senza epifanie | nella scuola della morte” di Michele Martinelli,
mentre i loro occhi guardano “Oceani di solitudine“ ansiosi “di sabbie
fini | e di terre ospitali” di Anna Marinelli.
Il segno lieve, ma sicuro di Carmen
Manco che cattura la luce e la spalma con tocco leggero sui colori, avvolge “come
per gioco | rampe fiorite | in ascesa con i sogni” (Rita Santoro Mastantuono)
e si diffondono le linee musicali di Maria Teresa Di Nardo come un adagio
andante e pensoso sui versi di Edio Felice Schiavone “Non sarà l’arte dei
suoni…del canto | bello estasiante nelle notti bianche | a salvare la terra” e
forse le ripropone, quelle linee, forse le nega. E si aprono i frantumati
ricordi di Antonio Gigante, i colori ora rossi, ora verdi, ora azzurri e qua e
là viola, giallo, nero, in rimandi di versi e di parole che i poeti hanno
lasciato in traccia di memoria: “ Toni malinconici del verde” (Gimmo); “Il
pettirosso scende dal limone” (De Judicibus); “Brindano in calici
d’azzurro, | cuccioli di nuvole incantate” (Marinelli); “ Dietro i colori
dell’arcobaleno” (Marinò Campo); “ Vedo fazzoletti di luce | quando
traccio contorni | di petali | alla corolla d’arancio | ai girasoli”
(Martinelli); “Sinfonia d’ali dipinte d’azzurro” (Santoro); “E il
rosso e il verde e il giallo…” (Schiamone). Chiudo la bella antologia
immerso nella polpa dell’esistere e anch’io continuo il viaggio verso un altrove
inseguendo la vela di parole e luce. Un grazie ad Angelo Lippo per questa sua
impresa che merita grande attenzione dal mondo delle lettere e delle arti.
Caselette, 15-04-008
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Recensione |
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