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Autocritica su “Fogli di speranza”
Cercando tra E. Bloch e D. Bonhöeffer
La materia di cui sono fatti i sogni ( i
desideri) è la speranza. Contro l’angoscia, la speranza non prende il
mondo così com’è, ma ci mostra il mondo in movimento ed evoluzione:
Così la speranza è lo sforzo, è la volontà
di reagire, perché la nostra mente non riflette una realtà ferma, ma serve
per vedere il movimento delle cose - ogni giorno la mente vola e la
speranza non rende cieca la ragione: da qui il suo carattere conoscitivo,
non sentimentale ma veggente, articolandosi al di là del vissuto immediato. È “Immagine
di noi. Nell’andare.”
La speranza è ricerca di luce e senso
nell’oscuro. Nella poesia “Vibrazioni” ho usato la metafora del seme, che
dal buio della terra cerca la luce. Anche la speranza, come intima esigenza
nascente, prende corpo dove la vita (terra) dà spazio:
La speranza ha la capacità di mobilitare le
masse pur sfidando la morte: La speranza innerva di Energia. Qui Bloch, mi pare, parla di Energia come volontà comune di costruire un mondo migliore, contro l’odio. Per me l’Energia contiene un qualcosa di più, che va oltre il “corredo” terreno della speranza, legata alla ricerca di luce e benevolenza. Cioè diventa la pulsione verso la fusione con l’Universo, come se rientrasse nella matematica di tutte le esistenze, anche quelle lontane dal nostro sapere. Lo stesso accade per l’Amore, la cui Energia viene dal cuore per fondersi con un altro cuore sconosciuto. Un transfert “matematico” inteso come forza creatrice fino a saldarci con il tutto: Energia / quello che noi sentiamo / attratti dall’animo della Terra, / fissa all’Universo, / unito in Galassie appagate / da un matematico esistere. // Amore / quello che noi esistiamo / in un caos di luce, fissa al cuore. / Matematica della dolcezza.
La speranza è prima di tutto l’ incontro con
noi stessi:
La speranza vive tra il possibile e il reale (Entre
possible et réel). È “l’arte di costruirsi una forma ” sulla
forma imperfetta di dolore e gioia, perché nemmeno la gioia è perfetta.(Sur la
forme imparfaite).
Il legame tra speranza e fede esiste
perché entrambi contengono i desideri più profondi degli uomini, sono la spinta
verso la vita, sono per la vita
Premessa: D. B. è una lettura impegnativa, zeppa di infiniti spunti sull’umano e sulla religione. Parto, umilmente, da questo suo pensiero: “ Io vorrei parlare di un Dio non ai limiti ma al centro, non delle debolezze ma della forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell’uomo. Raggiunti i limiti, mi pare meglio tacere e lasciare irrisolto l’irrisolvibile... “. Se io paragono Dio alla speranza, cioè alla forza più creatrice della nostra esistenza, anche la speranza non sta ai limiti ma al centro dell’uomo come una Chiesa sta al centro del villaggio, come il corpo è custode dell’anima. (Il mio corpo è una chiesa). I limiti vanno rispettati per evitare il fallimento. Rispettare un limite è un atto profondo d’amore verso se stessi e la Natura, che è magica espressione della vita. Nella poesia “Eros del limite”: Voce insieme / il ritrarsi e lo sgranarsi, / che s’appigliano / a un fiato. Solo la fame, la paura, la disperazione (Migranti), le catastrofi naturali (L’Aquila, 6 aprile 2009), le guerre (Terre di guerra), il Male come irreparabile (L’irreparabile), tutti questi sono eventi che superano ogni limite pensabile, e che richiedono una forza morale per resistere e reagire. La catena di solidarietà e affetto per ricostruire la speranza, come intento collettivo, può venire solo da uomini dal volto senz’odio, uomini che sanno “ricostruire” non cominciando da zero perché già sanno la pace: ... Come sperare? / So che nulla ricomincia da zero, / più si è gente dai volti senz’odio. (Terre di guerra). La continua rivisitazione che il prigioniero Bonhöeffer fa del passato, soprattutto dei momenti lieti trascorsi in compagnia di amici, insegna quanto la nostalgia serva ad attingere forza per il presente, quanto la speranza sia alimentata anche dal ricordo di cosa siamo e da dove veniamo.
Il passato non va perduto perché contiene la fiducia in
se stessi per il presente. Va rivisitato in compagnia dell’anima, o come
Bonhöeffer dice: in compagnia di Dio.
Il legame tra speranza e fede è il
coronamento della libertà umana, è comprendere che la sofferenza è una
via (zattera) verso la libertà come viaggio della propria azione, come
prosecuzione e compimento del giorno, sotto una luce costante come quella
dell’alba: Volano, 28 febbraio 2012 |
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