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Autocritica su “Fogli di speranza

Non ho detto tutto. Forse la mia speranza è stata insufficiente. Potrei anche disperarmi per questo. Ma so che ho lavorato tanto e, oltre la frontiera della parola, ho sondato con l’immagine. L’immagine è un pensiero molto grande per minuziose scoperte. (a.c.)

Cercando tra E. Bloch e D. Bonhöeffer

Affinità del mio pensiero con Ernst Bloch.

La materia di cui sono fatti i sogni ( i desideri) è la speranza. Contro l’angoscia, la speranza non prende il mondo così com’è, ma ci mostra il mondo in movimento ed evoluzione:
Con tutto il credo accenderai il sogno, /
ogni giorno e ogni giorno, per ridare / luce al vivere chiuso nel fondo / come un ferito dai mille esplorati. / Accenderai il sogno e salirà dai prati / la stessa acqua che nasce dai monti / perfora la terra, / dà famiglia alle radici / e porta alta l’erba. / Ogni giorno e ogni giorno.

Così la speranza è lo sforzo, è la volontà di reagire, perché la nostra mente non riflette una realtà ferma, ma serve per vedere il movimento delle cose - ogni giorno la mente vola e la speranza non rende cieca la ragione: da qui il suo carattere conoscitivo, non sentimentale ma veggente, articolandosi al di là del vissuto immediato. È “Immagine di noi. Nell’andare.
La speranza è il sostegno della ragione umana, è la radice che cammina verso il luogo “dove posare fermezza.

La speranza è ricerca di luce e senso nell’oscuro. Nella poesia “Vibrazioni” ho usato la metafora del seme, che dal buio della terra cerca la luce. Anche la speranza, come intima esigenza nascente, prende corpo dove la vita (terra) dà spazio:
I semi fanno ciò che trattengono, / con una vibrazione dentro la terra / che già il raccolto è il mille della semina. / Il mille della semina accade se il cielo / ha benevolenza, se il vento e la pioggia, / loro, sono indulgenti. / Sarà fede il sole, fitto di piume ai raggi.

La speranza ha la capacità di mobilitare le masse pur sfidando la morte:
Lotta un battello issando i cuori / giovani, giovanissimi / che provano fame accanto a notte.
(Migranti)

La speranza innerva di Energia. Qui Bloch, mi pare, parla di Energia come volontà comune di costruire un mondo migliore, contro l’odio.

Per me l’Energia contiene un qualcosa di più, che va oltre il “corredo” terreno della speranza, legata alla ricerca di luce e benevolenza. Cioè diventa la pulsione verso la fusione con l’Universo, come se rientrasse nella matematica di tutte le esistenze, anche quelle lontane dal nostro sapere. Lo stesso accade per l’Amore, la cui Energia viene dal cuore per fondersi con un altro cuore sconosciuto. Un transfert “matematico” inteso come forza creatrice fino a saldarci con il tutto: Energia / quello che noi sentiamo / attratti dall’animo della Terra, / fissa all’Universo, / unito in Galassie appagate / da un matematico esistere. // Amore / quello che noi esistiamo / in un caos di luce, fissa al cuore. / Matematica della dolcezza.

La speranza è prima di tutto l’ incontro con noi stessi:
Con ogni uomo / viene al mondo la speranza. / Questa è sopra gli angeli, / perché ha fame e sete / che gli angeli non
sanno... (Lode). Poi, per darsi agli altri per dare completezza al destino: “Fare una vita è prendere possesso / di altre vite, stabilirsi in esse, / alla riva di altre lacrime, / nel cuore di nuove felicità”.

La speranza vive tra il possibile e il reale (Entre possible et réel). È “l’arte di costruirsi una forma ” sulla forma imperfetta di dolore e gioia, perché nemmeno la gioia è perfetta.(Sur la forme imparfaite).
Agisce da setaccio tra il possibile e il reale: Entre possible et réel, / comme un tamis / l’espoir se débarasse / d’une partie indésirable / de la terre (Fra possibile e reale, / come un setaccio / la speranza si libera di una parte sgradita / alla terra).

Il legame tra speranza e fede esiste perché entrambi contengono i desideri più profondi degli uomini, sono la spinta verso la vita, sono per la vita
Très loin des nos points / comme l’obsession et l’indifférence / les désirs sont les dieux / qui ne meurent pas d’être parmi nous –
“Molto lontano dai nostri punti / come l’ossessione e l’indifferenza / i desideri sono gli dei / che non muoiono d’essere tra noi”. Cioè i desideri sono la rappresentazione stessa della storia umana che non muore.

Affinità del mio pensiero con Dietrich Bonhöeffer.

Premessa: D. B. è una lettura impegnativa, zeppa di infiniti spunti sull’umano e sulla religione. Parto, umilmente, da questo suo pensiero: “ Io vorrei parlare di un Dio non ai limiti ma al centro, non delle debolezze ma della forza, non dunque in relazione alla morte e alla colpa, ma nella vita e nel bene dell’uomo. Raggiunti i limiti, mi pare meglio tacere e lasciare irrisolto l’irrisolvibile... “.

Se io paragono Dio alla speranza, cioè alla forza più creatrice della nostra esistenza, anche la speranza non sta ai limiti ma al centro dell’uomo come una Chiesa sta al centro del villaggio, come il corpo è custode dell’anima. (Il mio corpo è una chiesa).

I limiti vanno rispettati per evitare il fallimento. Rispettare un limite è un atto profondo d’amore verso se stessi e la Natura, che è magica espressione della vita. Nella poesia “Eros del limite”: Voce insieme / il ritrarsi e lo sgranarsi, / che s’appigliano / a un fiato. Solo la fame, la paura, la disperazione (Migranti), le catastrofi naturali (L’Aquila, 6 aprile 2009), le guerre (Terre di guerra), il Male come irreparabile (L’irreparabile), tutti questi sono eventi che superano ogni limite pensabile, e che richiedono una forza morale per resistere e reagire.

La catena di solidarietà e affetto per ricostruire la speranza, come intento collettivo, può venire solo da uomini dal volto senz’odio, uomini che sanno “ricostruire” non cominciando da zero perché già sanno la pace: ... Come sperare? / So che nulla ricomincia da zero, / più si è gente dai volti senz’odio. (Terre di guerra).

La continua rivisitazione che il prigioniero Bonhöeffer fa del passato, soprattutto dei momenti lieti trascorsi in compagnia di amici, insegna quanto la nostalgia serva ad attingere forza per il presente, quanto la speranza sia alimentata anche dal ricordo di cosa siamo e da dove veniamo.

Il passato non va perduto perché contiene la fiducia in se stessi per il presente. Va rivisitato in compagnia dell’anima, o come Bonhöeffer dice: in compagnia di Dio.
Nell’ultima parte del florilegio, nelle poesie Gli amici più alti, Nel profondo, Energia e amore, Mito, Lo spirito dei popoli indifesi, la speranza è alimentata dal ricordo di cosa siamo, da dove veniamo. E non va perduta dato che, nel caos dell’esistenza, è energia e amore per affrontare le forze negative.

Il legame tra speranza e fede è il coronamento della libertà umana, è comprendere che la sofferenza è una via (zattera) verso la libertà come viaggio della propria azione, come prosecuzione e compimento del giorno, sotto una luce costante come quella dell’alba:
Sperare è come avere / pietà di sé. Due –  / sopra una zattera / e vagare nell’alba / per tutto il giorno.

Volano, 28 febbraio 2012

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