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Radici nel sole è il sottotitolo scelto per la presentazione del mio romanzo Bruna a Milano per il 24 ottobre 2011, presso la libreria Equilibri. Suggerito da Alessandra Paganardi, poeta e critica letteraria, che ha tracciato un interessante profilo critico su “Bruna”. Non è un titolo secondario, ma importante, tra espressionismo e surrealismo. Un’immagine di qualcosa di complicatezza che esce dalla terra a sorprenderci. Forme che trapassano per cercare la luce. Trapassano cosa, chi? La risposta è nel libro. Osservando in sé una frase, a pagina 39: “Il tempo cominciò a osare, e a frugare con urgenza nella speranza. Il coraggio fece un gran salto nel cosmo” - si capisce come tutto, nel romanzo, oscilla fra il coraggio e la speranza, perché loro sono i buoni che portano luce. Questo è il centro fisso del libro, la cui trama senza riposo è vasta, a volte straziante. Ho scritto “Bruna” per dire che una vera donna sa conservare sempre l’amore come nucleo di energia da portarsi dentro, nonostante il tutto irradi nient’altro che fatica, sottomissione. Il coraggio, si sa, è da sempre la condizione inevitabile di chiunque viva. Ogni uomo è schiavo di fatalità miserabili, di logiche dissennate, perciò il coraggio diventa un protagonista per superare tali prigioni ed essere liberi. Bruna conquisterà la libertà con il perdono. Non come professione di fede, ma come volontà di capire la ragione umana fino agli inferi. In dolcezza, riconducendo a sé l’aguzzino come per riscaldarlo, con lo sguardo solare e con le buone parole. In più, il suo coraggio farà “un grande salto nel cosmo”: l’uomo vedovo anziano e con tre figli adulti che andrà a sposare viene da una misura sociale molto più alta rispetto alla sua. Sfida alta. E tante complessità in faccia ad ogni situazione, dunque. L’analogia coraggio-cosmo vuol dire che tutte le cose e persone si esprimono in una complessa totalità, a partire dal giorno in cui Dio ha creato il Mondo. Il cosmo insegna, tramite lo spirito e il colore, ad avere coraggio, ad andare oltre. Anche quando non si riesce bene a percepire le conseguenza di una scelta, in quanto la profondità indefinita dei piani della realtà è incapace di rivelare l’enormità di una decisione, l’architettura del cielo invita a pensare al futuro, a sperare oltre. Il romanzo “Bruna” racconta un serie di fatti che vanno oltre. Oltre il femminile perché è la storia del legame tra un individuo e la sua famiglia. Oltre la realtà perché anche è una storia del paranormale. Oltre le proprie radici per formarne di nuove. Radici su radici. Le radici di Bruna sono ben piantate in campagna, a Monteviale, luogo di vita semplice e dure realtà. Verranno sradicate con il matrimonio. Le farà sue di nuovo. Continuando a salvarsi dalle ostilità e dagli strappi del tempo, si amplieranno, diventeranno radici-madre. Le radici di Rino, suo futuro marito, sono di legame con la città (Vicenza, poi Rovereto), con i ricordi della Grande guerra, con la morte della moglie, con la sua fatica d’imprenditore, con la sua multipla paternità. In Bruna troverà nuove radici. Rino ha radici-parola di grande intensità, di fertile trasformazione e trasmissione. Bruna ha radici-bontà, che danno benessere agli altri e a lei una forza sensibile. Rivoluzionaria, soprattutto nel rapporto tra la famiglia e gli operai, perché il Pastificio è a poche particelle di terra dalla casa, e in casa abituerà le maestranze ad entrare per scaldarsi i pasti. Non solo... Lo sguardo delle radici va verso la luce. Anche dentro di noi si ripete il ricordo del sole. Ogni giorno, anche noi, come radici, abbiamo bisogno di sguardi caldi, umani, che non ci abbandonino, che rispondano. I giorni più struggenti della vita di Bruna sono quando cessano gli sguardi amorevoli nei suoi confronti, sguardi indispensabili per sentirsi un’identità, non un’estraneità. E poi, quando tutto sarà da ricominciare daccapo, tra l’amaro di chi non ti ha visto, di chi ti ha trasfigurato. Il momento più multiforme e bello succederà dopo una terribile esperienza. Bruna capirà che il far “entrare” in lei ciò che è stato “il male” ha rischiato di divorarla. Nella rinascita, per primo avrà la volontà di bloccare il male, non facendolo mai più entrare dentro di sé. Il male rimane nello sguardo di chi lo fa. Ma non si può vivere senza sguardi. “Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare “ (Etty Hillesum). E dal quale essere guardati! Questa è la ricerca in Bruna. Gli sguardi, nel vasto quadro del romanzo, si agitano, condividono, condannano, celano, rigenerano come un fiore raccolto in mano o scottano come pietra bollente. Lo “sguardo fisso a terra” di nonna Eleonora, quando Rino chiederà a lei di approvare il suo matrimonio con la figlia Bruna, è indimenticabile – rivela una pena acuta racchiusa all’interno di un pezzo di pavimento così antico, come lo era il dovere del silenzio, il dovere dell’assenso. Nello sguardo di Bruna c’è anche la storia di quel “uscir fuori” dalla dimensione del tempo per “ vedere” quel che domani sarà reale: la sua telepatia è il filo sommerso che accompagnerà tutti gli avvenimenti, anche quelli storici come il terremoto di Messina, e che nemmeno con la morte si spezzerà. Lo sguardo d’amore per Rino nasce prima di conoscerlo, in un sogno premonitore, nella primavera del 1939. Rino la colpì per quegli occhi azzurri, chiarissimi, arguti, penetranti. Mentre i suoi erano occhi neri come carboni, ... se rideva, facevano di lei la donna più attraente di Monteviale. I grandi fatti del mondo fanno da colonna sonora a questa storia |
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