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Il romanzo Di Carlo Menzinger Il
Colombo divergente appartiene al genere dell’ucronia definita anche allostoria,
un particolare filone del romanzo storico, in cui si immagina che le cose non
siano andate, come è avvenuto realmente, ma in modo completamente diverso.
La storia è vista, infatti,
dall’autore come un crocevia, in cui sono molteplici le strade che potevano
essere percorse, anche se poi una sola è stata quella reale, ma si può anche, in
un testo di fantasia come un romanzo, fare una sorta di re-wind e, ripartendo da
un personaggio o da un evento famosi ed epocali, ribaltare tutto ciò che
conosciamo e immaginare altri scenari.
In questo libro Menzinger prende in
esame una figura chiave, quella di Cristoforo Colombo, la cui scoperta
dell’America segna nei libri di storia la fine del medioevo e l’inizio dell’età
moderna. Nel libro Colombo viene descritto come un uomo innamorato del mare e
dei viaggi e quasi “fissato” con il suo costoso ed impegnativo progetto di
raggiungere le Indie, non attraverso la via dell’Oriente, ma affrontando
l’Oceano e quindi l’ignoto, perché si tratta di una rotta, mai percorsa prima
dai naviganti.
Sulla sua strada Colombo, che nel
romanzo sbarca non solo in un paese diverso da quello che aveva previsto, ma
anche più a nord di dove è sbarcato nella realtà storica, non trova popoli
facilmente conquistabili, ma un grande impero, quello degli aztechi e così,
invece di conquistare nuovi territori per la corona spagnola, con i suoi errori
consegna nelle mani dei nemici l’intera Europa.
Uno scenario davvero molto lontano da
quello reale, ma comunque imprevedibile ed affascinante, con l’unica difficoltà
per il lettore che nel libro la storia è raccontata da diversi punti di vista e
che brani in prosa e in versi sono mescolati tra loro.
Il tema centrale resta, tuttavia,
credo, quello del viaggio e in particolare del viaggio per mare come immersione
in ciò che è sconosciuto e non controllabile dall’uomo.
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Recensione |
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