William Kentridge ha
illustrato con una magnifica copertina d'artista il supplemento culturale del
Corriere della Sera "La lettura" un'arte che ferma la memoria (come è stato
scritto) per raccontare poeticamente il senso del presente e della storia.
Giovanni Chiellino con un libro cosmogonico ha raccontato la sua vita in
un'aspra, lucida quanto solitaria storia di vicissitudini. Nella Luce
crepuscolare uno degli ultimi libri del poeta, ha dato respiro alle sue scelte
introiettate in un micrologismo crepuscolare dentro una visione eraclitea della
vita.
Chiellino è poeta da lunga data con una particolare visione della vita,
forse drammatica e indefinita, forse tormentata intorno a delle inquietudini
religiose "Sono l'eco della sillaba di Dio" e alle inquietanti immagini
metaforiche della morte, come: "sono l'elitra muta dell'attesa, | il silenzio
che chiude la partita". Basterebbero queste sole parole-immagini schematizzate
per dire che Chiellino è tramite di indagine tra natura conoscitiva o più
propriamente filosofica. Il calabrese poeta non reclina nessuna perdita, non
alza il dito della protesta, ma si fa trasportare dall'onda del suo mare o fra
i boschi della Sila per rigenerare "l'azzurro volto" dei giorni in quell'acqua
trasparente nel letto del fiume Corace. Giovanni Chiellino è poeta dove scorre
un fiume di lenta malinconia sotto le traiettorie di cielo della sua poesia. U
tema che percorre il libro è quello del tempo che qui si annulla in un
precipitare di eventi, di "occasioni" di similitudini;non è il tempo come misura
di tutte le cose che poi crolla con gli orizzonti. Il tempo è senza limite.
perfino teorico, tutto invaso a distruggere ad annientare: "... Conclusa il
gioco della creazione crollano gli orizzonti ma restano | le linee perfette del
tuo corpo a sostenere i miei passi nell'ìmpari gara col tempo".
Ogni momento
Chiellino lo vive e lo "ingabbia" per farlo resistere al tempo; quando le cose
si presentano in forma pulviscolare, come semplice occasione, il poeta prende le
distanze e canta la donna usbergo eterno e voce mai dimidiata: O donna mia,
donna per cui soffro, prendi la coppa colma che ti offro | il vino annullerà la tua
distanza | annodando il mio verso alla tua voce..."