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Welfare
all’italiana
Questo lavoro epocale
di Francesco De Napoli non annulla né dimidia i precedenti
lavori (vedi le liriche
di “Carte da gioco”); si evidenzia una speciale vena logoeroica
che passa attraverso la
teatralizzazione dell’io. Sono completi scampoli all’italiana
di logomachia
pressurizzata.
C’è nell’afflato epigrammatico la contemporanea
ribellione, il senso
pieno dei rivolgimenti che viviamo; De Napoli infligge una punizione
alla casta, allo
scontento positivo di un
Welfare all’italiana
usando un
registro
al diapason:
l’impregnante Domenico Cara, in Prefazione, contestualizza “inusuali
figurazioni istantanee,
perfettamente mirate e centrate, che fotografano un’epoca – la
nostra – totalmente
lasciva e sfigurata”. De Napoli non è un semplice “rimescolatore
di carte”, cerca un suo
percorso poetico a guisa di “medium” (si noti il gioco di parole,
oltre che di “carte”),
un “razziatore di luoghi comuni” che interroga i misteri del
quotidiano
raffrontandoli con quelli dell’esistenza, un imperdonabile “totem” che
vede – e provvede – ad
agitare le acque di questo circo equestre di
culettoni,
politici
ladroni, simoniaci
occulti. La presa dell’epigramma, condotto con asciuttezza, produce
tic
superveloci scatenando
nelle forti tensioni la tautologica parola. Il
bricolage
è
unico, spiazzante, di
marca italiana certificata. Il lato contestatario prende la mano, è
come una rendita di
posizione, una riconoscibilità; manovratore assiduo di quel nocciolo
duro rappresentato
dagli untorelli della sorte; un piccante ereditario di cromosomi
delle case chiuse
traslate nell’epigramma: “…E maschio oggetto”:
Figo | o fuco | irsuto | bavoso |
all’assalto | votato | di clitoridi | e ani. | In comodato | d’uso, |
nuovo e usato”.
De Napoli privilegia le parole-idee, lasciando da parte, “in sonno”, le
parole-ideologia; se
fossimo vissuti in altre epoche, forse, il poeta sarebbe stato
messo all’indice,
avrebbe infierito la censura. Oggi De Napoli potrà avere forse la
gola secca ma non è
minimamente preoccupato che, scrivendo questo libro, abbia
potuto contrastare
l’altra sua poesia (quella “lirica”) che è al sicuro, ben protetta in un
contenitore all’angolo
della scrivania. Le società nuove apprezzeranno questi
Epigrammi
come li abbiamo
apprezzati noi, in quanto rappresentano la grandezza di
un poeta, la sua
libertà creativa, il suo slancio benedetto dalle moltitudini.
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Recensione |
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