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Allegoria
Ricorrendo a un uso attento della parola che «viene e va dispettosa»
(p. 13), Sandra Evangelisti nelle cinque sezioni della raccolta poetica
Allegoria esprime con pacatezza riflessioni e idee maturate durante la
propria esperienza esistenziale e forgiate dalle sue inclinazioni caratteriali.
In esse espone, inoltre, la propria visione della realtà servendosi, come
suggerisce lo stesso titolo del libro, della figura retorica dell’allegoria.
Paolo Ruffilli nella Postfazione ricorda che proprio grazie a questa
figura, diversa dalla metafora, in letteratura «qualcosa di astratto viene
espresso attraverso un’immagine concreta per mezzo della quale chi scrive
esprime e chi legge ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale,
un senso allusivo, ulteriore rispetto a quello che è il contenuto delle parole».
L’uso dell’allegoria da parte della poetessa non preclude però la
fruibilità dei suoi versi, in quanto non scrive più «con il cuore e con la
mente», ma «di pancia». Sia per questo motivo sia perché ha capito che «Solo con
le mani sporche di sangue | si può scrivere» e «dipingere la vita | così com’è» (p.
15), ora la sua scrittura risulta essere «più chiara e tagliente» (p. 13).
Nelle composizioni della prima sezione (da cui prende il titolo la
raccolta), la Evangelisti non cita soltanto versi di Montale e Dante, ma
rammenta noti personaggi storici, come l’imperatrice bizantina Teodora, Cesare,
Germanico, ecc., e fa parlare una schiava-serva dei propri sentimenti. In esse,
così come in molte altre presenti nelle sezioni successive, si sofferma a
riflettere anche sulla forza della parola poetica e sulla sua capacità di dare
l’input creativo, che fa sì che la mano possa scrivere “da sola”, mentre
«fluisce il pensiero | e il sangue nelle vene» (p. 33). Vi confida inoltre, con
limpida sincerità, di avvertire il bisogno fisico di sentirsi una cosa sola con
la Poesia [«Io non posso vivere senza la presenza di Poesia. […]. Sono attimi
meravigliosi quelli trascorsi insieme» (p. 55)] e di aspettare con trepidazione
che essa le faccia visita, soprattutto quando sente la sua anima e il suo corpo
sopraffatti da solitudine e depressione.
La poesia, secondo lei, non è soltanto espressione di pensieri,
riflessioni e sentimenti individuali, ma anche «cultura vissuta | E trascritta in
versi | Qualcosa che straborda dall’umano | E arriva per dono sulle dita delle
mani | Di un poeta in un momento di unione | Con tutto l’umano» (p. 76). Ed è
convinta pure che essa dovrebbe essere condivisa dal poeta con gli altri,
diventare universale. In Felicità senza soggetto la poetessa
riflette sulla convinzione, abbastanza diffusa, che la desogettivazione renda la
scrittura poetica più universale e giunge alla conclusione che: «La
desoggettivazione è ricerca | L’ambiente diventa protagonista | E modella l’essere
umano, lo assorbe | […] | L’oggetto prevale sul soggetto che ad esso | Si
conforma».
Si può notare che i versi dei testi dell’ultima sezione, Nell’Ade,
si riallacciano a quelli della prima e che in quelli di entrambe trova ampio
spazio, insieme ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi menzionati,
l’allegoria. Per questa sua caratteristica la raccolta assume un andamento
circolare.
Sandra Evangelisti in Allegoria si esprime non solo con grande
libertà stilistica e metrica, ma anche con notevole capacità comunicativa.
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Recensione |
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