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I nostri giorni perfetti

L’analisi della realtà e l’indagine dell’esistenza intese come continua, quotidiana, ricerca di intima armonia e perfezione – raramente raggiungibili – sono alla base della silloge poetica I nostri giorni perfetti di Francesco Piemonte.

Il poeta ha la sensazione che l’individuo nel mondo che sta cambiando sempre più in fretta, a causa della corsa alla computerizzazione e al virtuale, soffra di solitudine e si senta estraneo agli altri: «Ci imbozzoliamo, chiusi sul nostro vuoto» (p. 72). E ai suoi occhi attenti e indagatori è “come se, all’improvviso, senza mutare forma | la realtà svanisse senza peso, guscio vuoto, | un mondo apparente non più nostro | Si fanno discorsi, si interroga, si sorride | ma qualcosa è mutato impercettibilmente | Non apparteniamo più” (p. 60).

Sconcertato, e in cerca di nuove ancore nel paesaggio da sempre conosciuto eppure mutato, scandaglia fotogrammi del proprio passato e del proprio presente per tentare di catturare i significati intrinseci o metaforici delle cose e degli accadimenti.

La città, grigia e anonima, e le sue periferie, con paradossi e contrasti, diventano i contesti nei quali si aggira e si muove, animato dal desiderio di capire se l’uomo (e lui stesso) potrà mai ritrovare un’ intima armonia perduta oppure se potrà unicamente anelarla senza avere la possibilità di raggiungerla di nuovo nel suo cammino terreno. Nello scorrere inesorabile di giorni non sempre “perfetti” «un’altra realtà appare e scompare, a intermittenze | insondabile, al di là dei sensi conosciuti | racchiusa in un chip millimetrico, un bottone nero» (p. 23), ma non può fare a meno di notare i problemi che affliggono la Terra nell’immediato presente, come l’incessante aumento dell’inquinamento o l’imperare della finanza con le sue spietate e opportunistiche leggi.

La mattina è la parte del giorno più attesa e cantata da Francesco Piemonte, perché «si affaccia limpida ai vetri» (p. 61) e la mente dopo la pausa notturna torna vigile, mentre gli occhi si riaprono sul caos del mondo, sul traffico impazzito, sul non senso dei segni dei Nuovi artefatti o della non comunicatività delle opere d’arte contemporanee.

La natura, i paesaggi, i colori, soggetti ai cambiamenti stagionali e a quelli temporali, come la vita dell’essere umano, diventano metaforici messaggeri dei suoi pensieri e delle sue emozioni, mentre è teso a cogliere i particolari dell’ambiente nel quale si muove. Particolari che riesce a rendere vivi attraverso le delicate o malinconiche o desolanti immagini evocate dai versi delle poesie, che compongono le sei sezioni nelle quali è divisa la raccolta.

Nei testi prevalentemente brevi, ma densi di significati, si rileva uno stile asciutto e un’alternanza di guizzi lirici a spazi di riflessioni che prendono spunto dall’attualità e da ciò che accade intorno al poeta.

Recensione
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