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Il cerchio occidentale

La citazione, tratta da In margine a un testo implicito, 1977/1992 di Nicolás Gómez Dávila («Le verità non stanno entro la circonferenza di un cerchio il cui centro è l’uomo. Le verità si stagliano in luoghi impervi: l’uomo si aggira seguendo i meandri di un sentiero sinuoso che le rivela, le occulta, e alla fine le mostra o le nasconde»), posta da Chiara Novelli in apertura del suo libro Il cerchio occidentale illumina sul significato del titolo, mentre l’alternanza di poesie e fotografie al suo interno svela al lettore le varie tappe del viaggio poetico da lei intrapreso.

Nelle tre sezioni della corposa raccolta, le immagini, come flash o input visivi, precedono i testi ai quali sono correlate. Il loro accostamento non è casuale, ma quasi sempre complementare ai contenuti espressi dalle parole, infatti, mentre i versi aprono finestre sull’intimo sentire artistico-spirituale della scrittrice, poetessa e pittrice fiorentina, le foto, in bianco e nero, rappresentano soggetti o particolari della realtà che la circonda su cui il suo sguardo si sofferma e indaga con interesse o meraviglia.

Nella prima parte del libro, Dal cercarsi, la poetessa inizia un percorso introspettivo-visionario per chiarire dubbi e scoprire verità; per ricercare il senso della propria esistenza e individuare quali siano i binari su cui indirizzarla affinché possa prendere maggiore coscienza di se stessa, del proprio corpo e del suo essere individuo – «la vita riporta a un viaggio calmo,| a un osservare discreto di imperfetto,| dell’impossibile nascondersi al destino,| dei corpi, rivelato a tratti» (p. 35) –. È un percorso tormentato costellato di paure e smarrimenti, di sensazioni ed emozioni, che riesce a rendere condivisibili grazie all’uso di similitudini.

In Dalla visione e Dal creare, rispettivamente seconda e terza sezione, si può notare sia come le sue visioni inizino a perdere i contorni sfumati acquistando una maggiore nitidezza sia come la sua autoconsapevolezza aumenti, dandole la possibilità e la giusta carica emotiva per esprimere il proprio estro creativo attraverso i linguaggi artistici più consoni alla propria personalità.

Ed è soprattutto l’acqua – con le sue valenze allegoriche e proprietà, la sua fluidità e mobilità, insieme al mutevole e capriccioso respiro del vento – l’elemento più presente ne Il cerchio occidentale, diventa il filo rosso che lega le varie sezioni del libro e contribuisce a renderne la struttura armonica. Nei versi della poesia Direzioni, la presenza dell’acqua e del vento si intreccia: «È dall’est che arriva adesso il vento,| migrato dal canto dei profeti,| ma la polvere di ogni mio silenzio| ha consistenza di vita già accaduta.| Dall’ovest accolgo acqua salata| che si rovescia in acqua dolce ai pozzi,| esperienza che è il palmo di una mano| dove rifiuto, fin qui, segni remoti».

Il sentimento del tempo, la percezione del silenzio, della solitudine, delle assenze – «Sono sola, risuono nel silenzio,| le mie labbra annegano nel corpo,| ho perso, un giorno, i vincoli riflessi,| ma cado qui| diversa, e uguale al mondo» (p. 23) –, così vivi nella sua scrittura, denotano invece la profondità del suo intimo sentire.

Recensione
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