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Illuminazioni
La casa editrice Biblioteca dei Leoni recentemente ha riproposto, con
introduzione e traduzione di Pierangela Rossi, la nota raccolta di prose
poetiche di Arthur Rimbaud (1854-1891) dal titolo Illuminazioni (Illumination),
pubblicata in Francia nel 1886 con prefazione di Paul Verlaine. I testi che
la compongono sono stati scritti dal poeta tra il 1872 e il 1874 e apparvero per
la prima volta nella rivista «La Vogue».
Le Illuminazioni di Rimbaud hanno influenzato molto il
linguaggio della poesia moderna. I contenuti che le pervadono sono invece
diventati fonte di ispirazione per il movimento letterario-artistico del
surrealismo nato nel secondo decennio del Novecento.
Le composizioni della raccolta sono caratterizzate dall’abbandono da
parte del poeta al visionario e all’onirico, dalla mancanza di freni verbali,
dalla presenza di un’irrazionalità ricca di simboli e analogie e dall’assenza di
un vero e proprio senso logico. La realtà in esse svanisce, si fa da parte, per
lasciare spazio alla libera fantasia del poeta. Immagini prive di nessi
temporali e spaziali si sovrappongono, diventando visioni, straripamenti di
emozioni e sensazioni, occasioni di allontanamento dalla realtà. Le parole
invece si fanno musica e accendono bagliori di significati. E si ha
l’impressione che non sia stato Rimbaud a cercare le ispirazioni, ma esse a
emergere in lui all’improvviso, dal suo stesso subconscio, per reinterpretare
tutto ciò che conosceva.
Leggendo le prose poetiche di questa raccolta si può notare il ruolo
primario che in esse assume la natura. Già in Dopo il diluvio, primo
testo che incontriamo aprendo il libro, il poeta scrive: «Non appena
l’idea del diluvio si fu placata,/ Una lepre si fermò tra i trifogli e le mobili
campanule e disse la sua preghiera all’arcobaleno attraverso la tela del ragno»;
in altre composizioni, invece, afferma: «Quando il mondo sarà ridotto a
un solo bosco nero per i nostri occhi stupiti, – in una spiaggia per due
fanciulli fedeli, – e una casa musicale per la nostra chiara simpatia, – io ti
troverò» (Frasi); «Ho abbracciato l’alba d’estate. // Nulla si muoveva
ancora sul frontone dei palazzi. L’acqua era morta. I campi d’ombra non
lasciavano la strada del bosco. Ho camminato, risvegliando gli aliti vivi e
tiepidi, e le gemme guardarono, e le ali si levarono senza rumore» (Alba).
In questi scritti di Rimbaud sono presenti svariati temi: quello della
città moderna, verso cui prova sia impulsi di attrazione sia di repulsione;
quello della protesta contro aspetti della società in cui viveva; quello del
viaggio; ecc. E in questo stadio del suo percorso poetico, iniziato in
giovanissima età, la forma poetica, si frammenta, il verso stesso tende a
scomparire per essere sostituito da un procedere prosastico. La traduttrice
Pierangela Rossi, con delicata raffinatezza, riesce però a preservarne la grande
musicalità e l’intensità liricità.
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Recensione |
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