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Le
immagini dell’aria
Il titolo della
raccolta di Giuliana Piovesan, Le immagini dell’aria, evoca un senso di indeterminatezza, di leggerezza, che
catapulta subito nell’atmosfera onirica, ariosa e ricca di musicalità dei suoi
versi. Sono molti quelli che rivelano queste caratteristiche: «Mordeva vaga lo
spicchio di luna | quando nell’indaco del sogno il cielo | ingoiava avido tutte le
stelle -» (p. 30); «Mi sgusciavi sottile dalle mani | per lasciarmi intatta la
tua forma. | (Sei colomba e sali al tuo azzurro) | Rimani piuma d’aria, sarò la
tua voce» (p. 58).
La poetessa, nelle
composizioni, tratteggia immagini reali, spesso però ne sfuma i contorni
proiettandole in spazi chiari e azzurri, nei quali sembrano dissolversi o
confondersi con l’aria stessa. Perfino il peso dei ricordi, affioranti da un
passato, intreccio di presenze e assenze, di eventi e storie d’amore finite o
non completamente vissute che lasciano “l’amaro in bocca”, è mitigato e reso più
leggero, più arioso.
Nei testi parla,
inoltre, della vita e della morte, di amore e musica, e si serve di profumi,
suoni, colori (come il bianco, il rosso, il nero), per accentuarne i significati
metaforici presenti.
Anche il senso del
trascorrere del tempo è molto vivo in Giuliana Piovesan e Carpe diem
variazione, unica poesia della seconda e ultima sezione del libro, ne è un
esempio lampante. La raccolta, infatti, è strutturata in due sezioni:
Nell’aria sottile e Nel tempo. La prima, a differenza della seconda,
consta di ben quattro sottosezioni, evidenziando così un’architettura articolata
della stessa. I testi hanno una lunghezza contenuta, mentre i versi, raramente
di breve respiro, si distendono sulla pagina bianca in modo regolare e
armonioso.
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Recensione |
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