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Prefazione a
Il colore dei papaveri... tace
di Giuseppe Sparacino
Nicoletta Corsalini
Le poesie della raccolta Il colore dei papaveri...
tace, di Giuseppe Sparacino, suscitano vivide emozioni e una successione
altalenante di sensazioni, per la presenza di tematiche sia a sfondo intimistico
che sociale.
Paesaggi ed elementi naturali, soprattutto nella
prima e nella seconda sezione della silloge, entrano a far parte del discorso
poetico: disegnando scorci di intensa bellezza, diventando specchio di stati
d’animo, accrescendo la liricità dei testi. Anche se echi malinconici e dolorosi
ricordi fluttuano nei versi, si intuisce che il poeta assapora e apprezza la
vita. Ed è proprio il vorticoso e incessante divenire della vita ad avvolgerlo
nelle spire della sua “fiamma ardente” che “s’innalza in un gioco infinito di
faville” (Così è la vita), ed a spingerlo a vivere gli eventi e l’amore
con disarmante, impetuosa spontaneità.
Resta incantato dalla “grazia” e dallo
“splendore” della donna amata e considera la sua bellezza simile a quella della
rosa, delicato paragone di cui già i trovatori, e i poeti fin dalle origini
della lirica italiana, si servivano per cantare il loro amore. In lui, però, è
percepibile, anche la certezza che sia la bellezza femminile sia quella della
rosa, non sono solo da ammirare ma anche da cogliere con trasporto e passione.
La rosa, non è il solo
fiore presente nei versi di Giuseppe Sparacino, ve ne sono altri di varie forme,
grandezze e colori, con le loro varietà esprimono diversi modi di amare, mentre,
con la propria presenza scandiscono il tempo del suo vissuto e gli lasciano nei
ricordi a volte labili tracce altre segni indelebili.
La presenza di colori dona a svariati componimenti
pennellate cromatiche suggestive e li arricchisce di ulteriori simbolismi. Già
dal titolo del libro, i rossi papaveri riportano alla mente la calda estate,
immagini di campi di grano, lo splendore della gioventù e l’ardore della
passione, o, al contrario, fanno pensare alla fragilità dei loro petali
vellutati, alla fugacità della bellezza e del sentimento amoroso che può morire
se la sua voce “tace”. E, di rosso si tingono i bagliori della fiamma della vita
e del sole al tramonto, ed anche gli episodi violenti, la terra bagnata di
sangue e le miserie umane.
La guerra, la povertà, i disagi dell’uomo nella
società contemporanea sono temi presenti nella terza e quarta sezione della
raccolta, insieme ad altri, per contrapposizione, dalla valenza positiva e
portatori di valori come l’amicizia, l’onestà, l’affetto per le persone care.
Con un linguaggio forte e deciso, a tratti
prosastico, l’autore esorta gli uomini a smettere di essere “fantasmi”
anonimi, privi di identità, che si aggirano in un mondo senza senso, pieno di
parodie dove il disagio di vivere può minare le coscienze, la solidità della
famiglia, il reciproco rispetto e i fondamenti dello stesso vivere civile.
Vorrebbe fermare la corsa frenetica verso un mondo sempre più consumistico e che
si riscoprissero valori più importanti. Il suo guardarsi intorno lo rende
consapevole della triste solitudine che può riempire gli animi e i giorni dei
vecchi, lasciati soli alla deriva dell’esistenza, dove l’ombra della morte
diventa sempre più nitida.
Ma per Giuseppe
Sparacino, la morte, in fondo, non è qualcosa da occultare per fingere e
illudersi della sua non esistenza, essa è al contrario “fedele compagna della
vita”, che lo spinge, per antitesi, ad amare con più intensità, con più
consapevolezza il suo presente e il suo esserci.
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