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Segmenti e contrasti. Poesie e aforismi in ordine alfabetico

I versi si susseguono lapidari e incisivi in questa originale silloge di Maria Antonia Maso Borso intitolata Segmenti e contrasti. Poesie e aforismi in ordine alfabetico e danno vita a epigrammi, brevi poesie, arguti aforismi, che (come anticipa il sottotitolo) sono meticolosamente distribuiti in ordine alfabetico.

Nella nota riportata nel risvolto di copertina, Paolo Ruffilli afferma che: «È in linea con la vocazione lirico-ironica di Maria Antonia Maso Borso la scelta di parlarci con la forma per eccellenza della sintesi e della sottolineatura: l’epigramma (dal greco epì gramma, cioè scritto sopra)». Questa sua intuizione è confermata dalla lettura dei testi della raccolta, infatti la stessa poetessa scrive: «Non mi prendo sul serio | dato che | prossimamente | dovrò morire: | seriamente» (p. 98).

Senza clamori o parole eclatanti la Maso Borso riflette su un ampio ventaglio di problemi e temi, da quelli esistenziali, che assillano da sempre l’uomo, ad altri che riguardano il mondo e la società.

Sue domande e suoi pensieri sul significato della vita e sul senso della morte si rincorrono in tutto il libro per comunicare i propri dubbi e la propria visione dell’esistenza: «La vita è incrocio aperto a tutti i venti» (p. 66); «È trauma e assillo feroce la morte | che falcia un bambino, | un giovane padre, la madre | che ti respira e nutre. | Restano mente e cuore macerati | da lunghi perché senza risposta | tra gli attoniti giorni» (p. 62); «La vita è un soffio | la morte un passo | lunga è l’assenza | l’amore è eterno» (p. 83). È consapevole però che non solo nel corso della vita bisogna affrontare ostacoli e «sopportare pesi | superiori alla forza delle reni» (p. 17), delusioni e sofferenze, ma anche che l’esistenza regala momenti di gioie, colmi d’amore e bellezza. E lei, che si sente parte del mistero dell’universo, nutre la speranza che dopo la morte si ritorni a fare parte dell’eterno, del divino, anche se «Si procede a strappi | in due direzioni: | da un lato l’agitarsi quotidiano: | dall’altro tendere al mistero lontano. | Quasi una doppia vita, ma anche il Cristo | visse da falegname e santo» (p. 126).

Nella poetessa è vivo pure il senso del tempo e la percezione del diverso approccio con esso nelle varie stagioni della vita. Quando si è giovani si «lanciano sguardi come esche | nel mare pescoso, | le mani folleggiano nei gesti, | farfalle ansiose di posarsi | sul fiore più ambito», mentre quando si diventa anziani «superate le certezze banali | si scoprono ricchezze d’oro fino» (p. 41). Ed afferma che nelle diverse età dell’esistenza l’individuo sembra avere la seguente percezione dei periodi temporali: «Il passato detta condizioni, | il futuro è illusione | che si scosta dai sogni e dalle attese, | solo il presente è a guardia della gioia | e l’amore è il dardo | che trafigge e unisce ogni passaggio» (p. 73), quindi, secondo lei, ogni singolo arco di tempo dell’esistenza ha comunque un comune denominatore: l’amore.

Guarda con occhio critico il comportamento dei politici, ai quali ricorda che: «Buon governo non è solo bilancio, | ma gestione avveduta e previdente | del capitale uomo» (p. 27) e mette pure in evidenza come nella società odierna il cittadino sia costretto a prendere provvedimenti per difendersi dai delinquenti: «Borsetta al muro | spioncino alla porta | biciclette in catene | corredi d’antifurto: | l’onestà dev’essere ormai morta» (p. 53); inoltre ricorda alcuni “Crimini contro l’umanità”: «Uccidere il pensiero | l’ottimismo | e | la diversità».

I versi della raccolta scorrono fluidi, liberi da schemi costrittivi, densi di eterogenei significati. In essi l’autrice intreccia, unisce, seleziona accuratamente parole per esprimere significati profondi, verità evidenti eppure ignorate, perle di saggezza: «Per quanto grandi siano prove e pene | stare in pace con gli uomini e con Dio | è cosa giusta e pure ci conviene» (p. 105). In molti testi gli elementi naturali trovano uno spazio privilegiato (sia nel loro significato reale sia in quello metaforico) e sprigionano una suggestiva liricità: «Sempre rapisce la bellezza | delle fronde fruscianti e il ticchettio | della pioggia sul rigo del vento» (p. 120); «Quando nella sera esplode | dopo la bufera, | dopo piogge oblique | e frustate di vento | un tramonto superbo ed intenso, | immersi nei colori | subito scordiamo | ogni pensiero triste» (p. 112).

Nonostante Maria Antonia Maso Borso pensi che le parole dei poeti «Aprono e chiudono ferite | son principio e fine, | inno e devastazione» (p. 19), il suo più grande desiderio resta comunque quello di “essere un poeta” «che dice la sua | agli incroci del vento e nelle piazze | come i banditori d’un tempo | e tutti capiscono | e stanno ad ascoltare | con stupore» (p. 151).

Recensione
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