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Solfeggio
Maria Antonia Maso Borso in alcune poesie inserite in Solfeggi,
sua ultima silloge (pubblicata dalla Biblioteca dei Leoni, con nota di Paolo
Ruffilli), parla dell’amore e delle sensazioni che questo sentimento è riuscito
a scatenare dentro di lei e, confida che, quando lo ha incontrato ha conosciuto
il suo: «sogno | nel magma di emozioni e di profumi | con essenze di terra e di
cielo» (Una sera d’estate). Sono sensazioni e odori che non ha
«mai più dimenticati», nonostante il trascorrere del tempo faccia sbiadire i
ricordi o, a volte, addirittura li cancelli. Il passare del tempo, però, porta
via con sé, non solo i ricordi o la gioventù ma decreta pure la fine
dell’esistenza di ogni individuo. La poetessa, con amarezza, scrive che esso ha
reciso anche quella del suo compagno.
Ora che la «rapina è compiuta» e la morte lo «ha preso|e trascinato via
| dal mondo colorato» (La rapina), lei, è rimasta sola, e ripensando ai
momenti felici trascorsi insieme, non solo guarda al passato con la
consapevolezza che niente sarà più come prima, ma riesce a osservare la vita da
inedite angolazioni, percependo, però, il suo scivolare verso un’inevitabile
meta: la morte, perché ha realizzato che: «La vita è cerchio | nel quale sei
incluso | per uscirne a suo tempo | con o senza preavviso» (La vita).
Nella silloge sono inserite pure poesie che parlano di luoghi e persone
ai quali l’Autrice è legata affettivamente (es. i figli); altre dove, con
ironia, mette l’accento sulle false promesse dei politici; in alcune, invece,
mette in discussione la possibilità di esprimere le proprie verità attraverso i
versi, poiché li vede come: «un treno di parole | carico d’insensate fole» (Ìa
ìa o).
Maria Antonia Maso Borso servendosi di immagini e di parole sobrie e
misurate, rende più esplicite le proprie riflessioni sull’oltre e sull’altrove,
sul finito e sull’infinito; permette, inoltre, alla memoria di diventare luogo
privilegiato dal quale scaturiscono ricordi intrisi di luce e di ombre, di gioie
e di dolori, i quali, a tratti, assumono la consistenza rarefatta del sogno.
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Recensione |
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