Disforia del nome
I
labirinti policromi di errori nascondono al proprio interno molte gallerie
sotterranee come sotterraneo è il lavoro poetico di manipolazione dei ritmi da
parte dell’Autrice patavina laddove molto spesso i versi saldati a un uso della
similitudine giustamente orfico danno l’idea della distribuzione fisica
della poesia sul foglio.
La silloge
riverbera una tenuta del verso che per scelta lessicale, in
un generarsi moderno sempre presente a se stesso e sempre in divenire,
soddisfa le esigenze dell’arte
dello scrivere soprattutto quando la poesia ha una franchezza
indenne da qualsiasi sfiato psichico nell’ambito di una
trasversalità tra forma e vita dove
la sabbia dell’inceppo
si fa intenzione del rappresentabile.
In tal
senso condividiamo quanto scrive Paolo
Ruffilli in nota alla raccolta allorché cita l’inflazione della
parola come strategia del consumo, la pratica massiva come
disamore.
Altrove, Lucia
Gaddo Zanovello con le sue continue interruzioni sintattiche
e le sue sovrapposizioni distorte mira a dare l’idea di simultaneità
senza un asse temporale fisso, senza nemmeno un plausibile
ordine logico, talché la lettura della sua poesia mettendo in moto
slittamenti e ondeggiamenti di connotazioni, scivola di segno in segno.
Pigro curvare
d'ore, egro sciamare d'ebbre rotaie aperte dalle abitudini vane d'epiche attese magre di forze spese.
L’Autrice qui
declina una pluralità di significati in una dirompente tensione poetica laddove
i suoi schizzi e i suoi versi si muovono nell’intramontabile spleen
trobadorico di un estremo tentativo di sottrarsi all’affermazione
diffusa dell’effimero, oltrepassando il guado di zone buie e rimosse.
Trobadorico, se a questo termine forniamo l’accezione più comune di
trobar clus, di un poetare consapevolmente oscuro.
D’altronde in
questa narratività informale, eternamente viva, lo stato lirico
degli eventi si fissa
come
una imprevedibile scena animata
da immagini tragiche e lievi verso un costante
disincanto che rivela la
travolgente capacità della
poetessa veneta di giocare con i ritmi
dei suoi versi che s’inerpicano in esplorazioni gutturali,
semiotiche, mnemoniche,
pungolando il lettore ad una interpretazione conoscitiva
verso la
riacquisizione personale
di un senso dell’esistere.
Certo, l’opera
di
questa Autrice meriterebbe lo spazio di una monografia, che spero si
realizzi al più presto.
|