Su Il reale e il possibile
di Giovanni di Lena
Considerazioni di Edvige Cuccarese
Montalbano Jonico - maggio 2013
Più che mai nel corrente periodo storico questa raccolta di poesie mostra una
sequenza di foto di una realtà immutata. Giovanni descrive la realtà di un
territorio, il suo, e di tanti altri, che come conseguenza del suo stato e della
sua modificazione negativa negli anni, ha avuto la stasi prima e il decadimento
poi dell’uomo che ivi è stato costretto a vivere il suo tempo. Degrado,
portatore di morte fisica e morte del cuore. Stasi di un intelletto fervido
intrappolato in un destino non meritato. Giovanni, persona saggia, innocente e
vera dichiara una sofferenza che io considero fonte di arricchimento spirituale.
Il degrado ambientale, il degrado sociale, il degrado economico ha raggiunto
limiti insostenibili, lui li ha visti nascere e progredire. Inerme, impotente
nel controvertere la tendenza ne ha subìto tutti i disagi. Dopo questa premessa
mi addentro nei suoi componimenti. Considero i suoi scritti delle foto
"istantanee" che l’autore ha raccolto in gruppi:
Terra e Aria
da Aria
prima istantanea Per gli
alberi di piazza Elettra
Spoglia e dolente | oggi appari | mia defraudata Piazza | Secco e spietato | il
braccio meccanico | eseguì l’ordine | ora manca qualcosa | nel tuo cuore | svuotato…di
linfa | a me un pezzo di storia | a te l’anima | che-accecata dal sole | non sa più dove
albergare | in questa malinconica quadratura.
L’autore, Giovanni Di Lena, in quest’espressione si riferisce a una piazza
storica della sua città, alla sua metamorfosi artificiale che ne ha cambiato i
"connotati", privandone l’anima. Per l’autore un pezzo di storia difficile da
recuperare.
Seconda istantanea Via del
Corso
Sono ancora lì | con le mani in tasca | in Via del Corso numero tre | Non aspettano
l’autobus | né la ragazza | stanno lì | impalati | ad attendere che passi la morte
| a
prenderli sottobraccio.
In questa triste immagine viene descritta la realtà di uomini rimasti
inalterati in abitudini che si trascinano, quasi come automi. Oramai rassegnati
al loro destino crudele in una realtà che poco o niente offre di nuovo.
Terza istantanea - Infanzia
Non ti arrivò nessun aiuto | per costruirti una vita normale | Le vie
impervie | bloccavano il tuo futuro | Non avevi scampo | Con le macerie nel
petto | continuasti a vivere | Sei sopravvissuto | respirando profumi consumati
| e
raccogliendo sogni lunari | Adesso non hai scelta | continui a vivere con la
perdizione dentro.
Qui emerge una potenzialità abbattuta e vinta da un avversario accanito. Una
condizione che è perdurata, non dando scelta alcuna. Anche in queste righe un
arrendersi al presente immutato.
In coda a questo raggruppamento voglio sottolineare, invece, una rivincita
sociale di Giovanni Di Lena. La realtà gli ha tolto il futuro che sognava ma è
riuscito, a distanza, passando da un passato ostile a un presente di
realizzazioni e soddisfazioni letterarie ambite in giovane età, ripiegate poi
con studi tecnici per altre esigenze. In questo emerge il "possibile", cioè la
possibilità di raccontare e rivalutare, in proiezione al futuro.
da Terra
quarta istantanea Come
Argilla
Come argilla | ci lasciamo modellare | da ceramisti improvvisati | casualmente
emersi | dalle costole fratturate della nostra storia | Loro sono protetti da una
stella | noi al sole crepiamo.
Che cosa dire, circa questo concetto? Si dichiara una mancata manifestazione
di dissenso verso chi detiene le scelte per tutti e opera spesso senza giusti
criteri. E, "Come argilla ci
lasciamo modellare…". Lasciando che siano altri a fare
o disfare e con passività si accetta.
quinta istantanea Precari
Le nuove ragioni occupazionali | hanno offuscato l’orizzonte | smembrato i nostri
progetti | abolito i sogni | Siamo le prede ambite | della moderna flessibilità
| e
appesantiti dall’incertezza | sprechiamo il nostro tempo | annaspando.
In questo elaborato si racconta la storia di un paese stravolto da nuove
logiche lavorative, economiche, lasciando ai margini tanta tanta gente, loro
malgrado. Tutto ciò porta a cambiamenti di stili di vita con rapida caduta del
benessere sociale, instabilità, confusione e incertezze nell’intimità di
individui allo sbando.
Sesta istantanea
Globalizzazione
Oltre il quotidiano | lontano dalle apparenze | cerco serenità | ma non trovo più
spazi giusti | mi sento ingombrante e smilzo | simultaneamente | Sto diventando
inadeguato | alla contemporaneità | a questo tempo | che sfugge l’essenziale
| e si
aggrappa all’effimero | In questa triste moltiplicazione | non voglio sentirmi in
comproprietà | con le cose | che non mi appartengono.
Viviamo tempi in cui a tutti i costi ci si deve assimilare, amalgamare gli
uni gli altri. Scatta qui un bisogno di evasione, di libertà, di sfuggire a
inganni e illusioni per non imbattersi in un erroneo comportamento se si
allontana dal giusto vivere dando importanza al superfluo e al caduco. Come
dire, di più all’apparenza che non alla sostanza! Allora si vuole star lontani
da "… cose che non mi
appartengono…" per restare fermo sui valori veri,
ereditati dagli educatori che purtroppo di quella fattezza non se ne vedono più.
Giovanni Di Lena, i suoi scritti sono da considerarsi preziose MEMORIE da
custodire con garbo e amore per le future generazioni affinché dai cocci si
possa ripartire per recuperare, risanando terre e uomini. La raccolta di poesie
risulta interessante per un ritorno ai concetti sani del vivere. Serve come
valido documento da cui attingere per lavorare nel verso del bene generale.
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