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Ecco un autore che
concentra la propria attenzione su ogni particolare della sfera naturale e su
moltissime fenomenologie ad essa pertinenti, giorni e decenni scanditi dallo
stormire dei boschi, dall'urlo del vento, dalle mareggiate, ed un larghissimo
significante umano negli accadimenti cosmici. Ben conscio della vasta congerie
di storture sociali in cui siamo immersi, esprime tuttavia valori animici,
aspettando che essi giungano all'ascolto dell'uomo (e da qui il titolo), ed
esaltando la purezza della creazione come fonte perenne d'idealità. Libertà
estrema da legacci artificiosi ed assurde frontiere, geopolitiche ma anche
psichiche, nella certezza dell'inviolabilità celeste, unica dimensione perfetta.
Il canto solitario, l'improvvisa disposizione creativa, la conoscenza
immediata, certamente si collegano alla struttura dell'universo, in quanto
esterne compagne dell'uomo, e il finale «sacro» sembra confermare
l'oggettività della dibattuta «querelle». Stile sobrio, sorvegliato, ma non
privo di squarci fonemici raffinati e fascinosi.
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Recensione |
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