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Nei labirintici cunicoli della nave da sempre affondata
(o quantunque da tempo immemorabile), si scopre l'unico relitto umano ancora
esistente, il teschio del Vecchio Capitano, che presto si anima, e all'orecchio
del quale si può sussurrare il verbo di dolcezza contenuto nel Libro dei Morti
tibetano, che sortirà l'effetto di rianimarlo e rimuoverlo dal luogo del troppo
amore, che l'ha tenuto legato alla terra. E da qui, insieme all'enorme, vibrante
imbarcazione animata, percorrerà le vie del cielo astrale, di quell'oltre che
si trova al di là dell'universo, ben risorta e a vele spiegate. A questo compito
sopperirà l'autore stesso, che potrà scorgere immensa luce, ineffabilità e
dolcezza oltre la morte, per poi, come Dante Alighieri, tornare al quotidiano,
fra i comuni mortali.
Poesia epica, di grande rilievo sapienziale, colma di
suggestioni desolate, evocatrice d'atmosfere impareggiabili nel filone della
metafora vita-morte, macabro-paradisiaco; saga mistica di rara bellezza,
assoluta mente unica nel suo genere.
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Recensione |
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