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L'arte dell'orafo rinascimentale, forse, non
conosceva il fascino della miniatura e dell'intarsio come Liliana Ugolini, in
questo suggestivo Bestiario, una sfilata di tipologie affascinanti,
spesso non prive di humor e d'ineffabile grazia, oltre che d'appretto
tragico-drammatico, all'occorrenza.
Come nel cubismo la sintesi convive
all'ostensione dei particolari, così, queste preziose composizioni coniano e
dispongono le parole, in modo tale da far balzare il personaggio come da oscuro
fondale, nella propria complessità e negli aspetti primari; ma in un secondo
momento vengono lumeggiati particolari interessanti, che costringono a
riflettere su alcuni atteggiamenti che, magari, ci erano sfuggiti.
Non di apologo si tratta, né di morale
tout-court, e nemmeno d'etica o filosofia, ma d'immediato, poliedrico ritratto,
fantasmagorico e psicologico. E non sembri strano che qui si parli di psiche nel
settore dei cosiddetti 'animali'. Pionieri i giapponesi, quanta strada non ha
fatto – grazie al cielo! – l'indagine caratteriale delle varie tipologie! Nel
caso presente, la poesia s'impadronisce, col suo piglio di sfolgorante
cromatica, dell'argomento e ne evidenzia le caratteristiche. Ma non è tutto:
l'ibrido della mitologia, il centauro, la sirena, la medusa, etc. vengono
egualmente afferrati e gettati sull'agone dopo un'attento ma sintetico esame, ed
esposti in modo sapiente. Ed ecco (implicita ma esuberante, nella ben calibrata
sintassi, in cui non vi è parola che non sia tessera di sfavillante mosaico, nel
ritmo teso e necessario del tutto, niente di più niente di meno, effettualità
completa), spunta l'eclissata – apparentemente – filosofia,
quell'interpretazione mitica che niente lascia al caso o all'oblio, ma concatena
gli eventi alla necessaria, se pur relativa, finalizzazione. Illustrata da
Giovanna Ugolini, questa deliziosa tipologia di figurazioni icastiche (ironiche,
riflessive, eroiche, malinconiche, ridanciane, patetiche), il Bestiario
viene a trovarsi nel proprio elemento naturale, quella filigrana delicatissima
che, lungi dal togliere forza alle singole personalità, evince l'illusione del
colore, peraltro inesistente, dal tratto grafico, e dalla mimica gli aspetti
della psiche. Proprio così: bianco e nero che sprigionano fantasmi di
gradazioni, una miriade di tonalità là dove il cromatismo non esiste! Miracoli
dell'arte, in questo duo così ben affiatato, in questi "animali" fascinosi,
schietti; simpaticissimi sempre.
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Recensione |
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