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“C’è sempre qualcosa di assente che mi tormenta...”(Da una lettera di Camille
a Rodin)
Una donna, un dolore costante e onnipresente: non essere compresa! Oggi non
sarebbe un problema come allora, abbiamo a nostro servizio milioni di psicologi,
psichiatri che possono aiutarci nel comprendere in parte la nostra mente. Per
Camille l’essere sensibile significava essere “matta” da curare, da riempire di
medicine e internare continuamente in manicomio.
Straziante questa ricostruzione
romanzata della sua vita, l’esistenza di una scultrice super dotata, considerata
prima di tutto dai suoi familiari come “non” normale. Il fratello, Paul Claudel,
famoso scrittore di stampo cristiano, paradossalmente con lei non si comporta da
salvatore, ma da primo accusatore, spingendola ancora di più in un baratro senza
via di uscita. L’unico ad amarla veramente è proprio il suo dottore Emile che si
batte per farla uscire e per cercare di renderle la vita “normale”. Stupenda la
fusione di questa donna incompresa con Kiki, la famosa prostituta di
Montparnasse, a sua volta derisa dalla società bigotta dell’epoca. Troppi sono
però i dolori da affrontare: l’aborto, il rifiuto da parte della madre, la
figlia partorita e poco accudita, che distruggono pian piano la sua mente.
Quest’ultima opera di Cristina Contilli è “audace” nell’aver condotto una
ricerca storica puntigliosa e perfetta anche dal punto di vista medico. Tanti
sono i personaggi che si affacciano in queste pagine Claude Debussy, Auguste
Rodin, Modigliani e molti altri ancora. Camille rappresenta la lotta dolorosa di
una donna alla ricerca di sé stessa, pur dipendendo dall’uomo amato.
L’affermazione artistica non riesce a darle la giusta felicità che le avrebbe
potuto offrire ai giorni nostri, dove essere “sregolata” è quasi un valore
aggiunto. Non ultimo voglio segnalare le belle immagini che l’autrice ha
reperito sul web, foto, dipinti e lettere autografate dalla stessa Camille,
insomma un bel viaggio nel tempo!
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