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Almanacco del tempo del coronavirus

Vieni avanti, infettivo

Mi è ricapitato tra le mani un aureo libretto di Antonio Filippetti, Almanacco del tempo del coronavirus edito da Istituto Culturale del Mezzogiorno nel 2020. Purtroppo e fortunatamente questo libello è ancora d’attualità: purtroppo perché si sperava di sconfiggere il virus. Per fortuna perché ci consente di ridere o sorridere un po’ per sdrammatizzare ed esorcizzare il momento non certo non allegro.

Il secondo capitolo è una citazione, facendo il verso a una fortunata battuta del varietà ed ha per titolo Vieni avanti, infettivo, e sembra scritto oggi, ieri tutt’al più. Vorrei citare alcune proposizioni che si attagliano alla perfezione allo stato attuale della pandemia. Scrive Filippetti: “Nel nostro paese è attivo uno spaventoso esercito di esperti di malattie infettive come mai avremmo immaginato ma che era stato stranamente silente.” E prosegue pochi righi dopo; “Il cittadino medio (quando non si inventa a sua volta d’essere esperto, magari solo per sentito dire)” è disorientato, poiché le ricette sono tutte o quasi soggettive, ognuno ha il suo vangelo.

È vero anche che la scienza, argomenta il giornalista (Antonio, che ha pubblicato una ventina di libri, tra l’altro con Vallecchi ed Eri Rai, è anche giornalista di Repubblica) ha incontrato spesso difficoltà insormontabili prima di affermarsi come insegna l’esempio di Galilei, ma in questo caso lo sconcerto è più che comprensibile, dato che si è alle prese con la salute di tutto il pianeta terra. E soprattutto, si chiede l’autore, perché nonostante questo “accumulo di scienza” non siamo in grado di sapere quando finirà questo flagello?

Un’altra considerazione conclusiva: in questa amara realtà, il medico muore assieme al malato; e si sprecano lodi ed encomi ai medici. Qui Filippetti cita Brecht che saggiamente ammoniva: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”. Come non sottoscrivere le osservazioni di Antonio Filippetti?

E come non apprezzare la sua vena umoristica (con un fondo amaro),satirica, sarcastica che ci tira un po’ su in questi brutti momenti? Un tema particolarmente interessante e coinvolgente dell’Almanacco del tempo del coronavirus di Antonio Filippetti è inoltre quello che riguarda la “Libertà e uso del tempo nell’era del coronavirus”.

Filippetti vede il rischio di essere manipolati in un bene fondamentale. Problematica connessa è quella dell’uso del tempo. La clausura forzata che si profila anche oggi ci costringe ad aumentare l’uso dei computer e degli smartphone. Con i rischi paventati dai cosiddetti apocalittici che ricordano gli analoghi allarmismi di anni fa sull’abuso del mezzo televisivo.

Che in effetti ci ha resi più soggetti all’influsso della pubblicità occulta. Dovremo rassegnarci a relazioni solo virtuali, è la domanda che ci rivolge l’autore. Il rischio è quello di una soggezione ai robot in una società post-postindustriale. Uno scenario da film di fantascienza che speriamo non si verifichi.

Recensione
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