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Pagine. Sul filo sottile del tempo
La
scrittura è un viaggio che si snoda “sul filo sottile del tempo”, attingendo da
un'inesauribile contenitore di esperienze di vita. Una vita fatta di “pagine” ,
ciascuna
testimonial di una personale sensibilità nei confronti di
quello che
si muove dentro e fuori di noi, in un arco temporale dove infanzia, adolescenza,
giovinezza ed età matura si incrociano, attingendo l'una dall'altra il senso del
proprio essere.
Un filo
apparentemente sottile, ma capace di non spezzarsi, in grado di sostenere una
gamma infinita di sensazioni che la parola accoglie e fa proprie. Parole
delicate, arrabbiate, scavate. Parole affamate d'amore e di speranza. Parole che
attingono alla magica dimensione della poesia per catturarne musica e metafore,
in un canto che Lilia Slomp Ferrari ci ha regalato fin dalle sue prime opere e
che si respira nel suo libro di racconti, dove la forma narrativa sembra
incedere, lieve, nel ritmo armonico di uno stile fatto proprio in anni di
lavoro certosino, di feroce autocritica e di dedizione ad un'arte apparentemente
semplice ed accessibile.
Nel suo
ultimo libro, edito da Arca Edizioni, impreziosito dalla bella prefazione,
offerta in chiave epistolare da Mauro Neri, l'autrice si racconta, aprendo la
sua anima a coloro che la vogliono ascoltare. Per accoglierla tutta, è
necessario però sfogliare le sue pagine più volte perché tante sono le sfumature
offerte in un percorso di scrittura dove la storia di una vita si intreccia
alla storia di una città, con i suoi mutamenti, le sue contraddizioni e la
voglia di sopravvivere ad una guerra atroce e risorgere.
Lilia Slomp
Ferrari intinge la penna nei ricordi, sfuggendo all'ammiccamento pericoloso
della retorica, e presenta un mondo familiare, che ci diventa amico, dove si
riconoscono ambienti e persone, dove i profumi ed i colori si
fanno
cornice di paesaggi minuziosamente descritti, ed il dialetto trentino regala
significati altrimenti intraducibili, forte di quelle radici impossibili da
sradicare, vasi conduttori di storia e cultura di una terra di cui Lilia Slomp
Ferrari si sente orgogliosamente parte.
E da questa
terra, fotografata anche dal punto di vista familiare, emergono visi e vicende
disegnate con amore e nostalgia, collocate in storie che racchiudono un mondo
di affetti e di assenze, di delusioni ma anche di riscatti.
E spicca
fra tutti, il volto amatissimo del padre, la sua anima e la sua sensibilità. Un
padre così presente nelle sue poesie, la sua anima contadina capace di far
ballare “un papavero sul palmo della mano”, ma anche pronto a regalare alla sua
bambina dai boccoli biondi un astuccio rosso, quello più costoso, quello che
racchiude al suo interno matite e penne, strumenti preziosi per trasferire sulle
pagine del tempo parole raccolte ad una ad una con la curiosità e la fame di
conoscenza che da sempre contraddistinguono l'autrice, una donna in grado,
come ben esprime il disegno di copertina realizzato dalla figlia Daniela, di
dialogare con la natura, immergendo lo sguardo negli occhi dolci degli alberi,
mentre le farfalle, sue compagne di vita, rimangono in attesa, pronte per un
nuovo volo, una nuova pagina, un'altra storia, perché il tempo è affamato di
parole e Lilia ha ancora tanto da raccontare.
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Recensione |
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