| |
Sicilitudine e letteratura
Piace andare per le pagine di questa bella raccolta di 12
articoli sotto forma di recensioni, interviste e curiosità, pubblicati tra il 24
maggio 1998 e il 30 gennaio 2007 nella terza pagina del quotidiano “La Sicilia”
di Catania di cui Ruggeri era collaboratore esterno, e avvertire ovunque la
vitalità della cultura siciliana.
L’amore dell’autore per la sua terra già vibrante nell’
opera poetica, nei lavori in prosa, in particolare nel saggio
giornalistico-letterario Il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa,
diviene acuta indagine, attenta analisi dell’intelligenza in Sicilitudine e
letteratura , itinerario letterario tra i più grandi nomi della cultura
siciliana: Quasimodo e Piccolo, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e la madre
Beatrice Filangeri di Cutò, Sciascia, Cattafi. La raccolta rivela, come ho
detto, la passione del giornalista per la storia letteraria della sua isola di
cui evidenzia con orgoglio la singolare apertura culturale, documentata dai
contatti di alcuni autori con esponenti italiani ed europei.
Questo è il punto
di arrivo delle trame giornalistiche create da Ruggeri attraverso
ricostruzioni e testimonianze di studiosi, amici, parenti che ne fanno risaltare
peculiari aspetti letterari e umani non presenti nei comuni testi critici e
biografici. Ogni autore, in particolare Quasimodo e Piccolo, viene così
rivalutato in una rilettura della sua personalità attraverso i luoghi abitati,
le abitudini quotidiane, le frequentazioni, i carteggi e aneddoti vari,
attraverso la sua umanità insomma: si illumina così a tutto tondo e l’uomo e
l’autore. Proprio in relazione ai due poeti, or ora citati, è preziosa la
prefazione di Nino Arena: Due archetipi, per certi versi, dell’”isolitudine”
siciliana.Il primo, insignito del Nobel e legato al grande mondo della
letteratura, di cui fu illuminato esponente e non solo per ciò che scrisse, ma
anche per come seppe interpretare la figura del poeta e dell’intellettuale a
partire dal secondo dopoguerra. L’altro, Lucio Piccolo, è l’emblema di quella
grandezza nascosta, ma non dimessa, che il mondo fatica a riconoscere per la sua
collocazione laterale e, tuttavia, per nulla provinciale. Tant’è che del poeta
Orlandino Ruggeri ricorda il fitto carteggio con il collega irlandese Yeats, i
contatti con Guido Piovene, la consuetudine con Sciascia e Consolo, la
complicità con il cugino Tomasi di Lampedusa.
Credo, però, che sintetizzare
in tale modo le notizie sia riduttivo, perché solo la lettura completa e diretta
di questo lavoro critico così ben strutturato possa dare lo spessore
dell’operazione realizzata da Ruggeri. Ne risulta una cultura non chiusa nell’
isola, ma proiettata con il suo turgore nel contesto culturale del tempo, in
una dimensiona altra che riscatta la Sicilia da una visione miope e restrittiva
di una civiltà malata di immobilismo.
Ben afferma Ruggeri nella postilla a pagina 109 : Ne è
affiorata l’immagine di una sicilitudine viva e composita, metafora
dell’universalità del sentire umano, e il cui cuore pulsante risiede nella
profonda empatia che lega i grandi siciliani, e questi ultimi a tutti gli altri
conterranei che dal loro insegnamento traggono ogni giorno esempio di vita e
azione.
Ed emerge la Sicilia che amo, radicata nella sua grecità,
innervata dalle sue diverse anime, originale e armoniosa nel suo coro a tante
voci con vivi richiami con la civiltà italiana ed europea.
Un’opera quindi che evidenzia con stile asciutto e
accattivante la poliedrica anima di Ruggeri che passa con agilità attraverso
vari generi letterari e qui conferma le sue qualità raffinate di giornalista e
studioso del mondo letterario isolano ma non isolato. Rendono onore ai vari
personaggi le schede biobibliografiche aggiornate che dimostrano la serietà del
lavoro.
| |
 |
Recensione |
|