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Un’aria speciale (siamo stati compagni al Liceo)

Il libro “Un’aria speciale” di Maria Valbonesi, si propone come un modo affettuoso e sapiente di trattenere in vita il bello dell’esistenza, quegli anni cioè vissuti insieme al liceo, all’università e, subito dopo, rievocandoli col cuore in tutta la loro pienezza emotiva. Tale memoria è strutturata in dialoghi, lettere, diari, telefonate coinvolgenti, forme diverse per raccogliere quell’aria leggera e spensierata di quelle pagine di vita, rivissuta in spazi che hanno il sapore della quotidianità.

Il tutto è rievocato con intensa partecipazione, quasi in diretta, in dialoghi veloci, scattanti, comune denominatore dell’opera, sale stesso della vita, proprio come avviene fra i giovani che una ne pensano e mille ne dicono. E il linguaggio è adeguato all’atmosfera: agile, giovane, frizzante, fluttuante nel bel lessico spruzzato di toscanità, talora di quell’ironia sottile che attrae noi lettori.

Così la Valbonesi ripercorre vicende, amicizie, confidenze, luoghi, riferimenti culturali impressi al liceo e all’università, spaziando dal Pascoli, Campana, al Caravaggio, solo per citare due nomi. Con tutta questa carica dialettica l’autrice rende il palpito vitale, meglio l’umanità, che esonda in quel momento di vita ancora ignaro del negativo, del mistero oppure sempre con capacità e risorse di risolvere le delusioni perché intriso di speranza, sogni, avventura e linfa vitale.

L’autrice non si sofferma nel creare brevi sfondi che darebbero la sensazione di uno spazio ristretto ma agisce, con la sua parola, dando la sensazione di uno spazio dilatato, senza tempo, come uno stato di grazia, di immortalità, tipico ancora di quell’età di bellezza, stupore, freschezza, quando le diverse identità vivono in simbiosi, legate da uguali valori: l’amicizia, comuni interessi politici, addirittura passioni politiche, ora mutate in ricordi di quell’aria speciale. Ne risulta così, pur in questa atmosfera leggera, ma resa intensa dalla fede in uguali ideali, uno spaccato di vita di un mondo altro ormai completamente finito però da trattenere proprio, a mio avviso, per il patrimonio in cui si credeva, per i principi praticati in un reciproco sostegno di cui forse neppure i protagonisti si rendevano conto: era un mondo cioè di un certo spessore autentico pur nella leggerezza respirata, come si intuisce nel non detto dell’autrice.

Fa onore quindi a Maria Valbonesi questo impegno memoriale, un bel modo per ricordare un tempo lontano, quasi da leggenda, per mantenere vivi i personaggi di quel liceo che diviene, per noi lettori, la scuola frequentata da tutti. La sua forza magmatica di costruire situazioni sempre nuove, traducendo in parole questo palpabile genere di vita, avvalora l’intuizione di Rita Levi-Montalcini che l’età matura ha un grande potere nella fantasia, forza creativa che sostituisce il coraggio della giovinezza.

E così l’autrice ricupera angoli di vita che tutti insieme rappresentano il costume, il modo di esistere della società di quel tempo a Pistoia, a Padova, ovunque. Ecco che il suo libro appartiene a noi tutti passando dal particolare all’universale in un caleidoscopio di immagini, figure esaltate dal suo linguaggio.

Recensione
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