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Il
reale e il possibile
Giovanni Di Lena, autore de il reale e il
possibile, richiama
alla lettura e all’ascolto “tutti quelli che
sognano
un’alba infinita” ed a loro dedica questo scritto
dai sapori
ossimorici. Attraverso una poetica semplice e
diretta, ma
non meno coinvolgente e descrittiva, Egli ci
mostra “il piccolo
e il grande mondo” “con scanzonata leggerezza”-
come
dice nella prefazione Raffaele Pinto. Con sguardo
poetico
ma mai lontano dal reale, mai utopico e
distaccato, il nostro
si fa portavoce del travaglio generazione nonché
personale,
di una torbida epoca.
Questa sua opera, la più recente, si inserisce
tra quelle
della “maturità” stilistica e linguistica,
raggiunta attraverso
esperienze letterarie di ricerca, di rinnovamento
e anche di avanguardia. Con grande
capacità Di Lena è in grado di raccontare, ad un pubblico vasto e variegato di
lettori e di critici,
il panorama dolce-amaro dei contrasti sociali,
politici ed
economici del nostro paese, in particolare del
meridione,
senza smettere di far poesia.
Dividendo la plaquette in due sezioni, “Terra” la
prima
e “Aria” la seconda, il Nostro ci pone di fronte
a quelli che
sono i bisogni primi della vita: stabilità e
prospettiva futura,
materialità e spiritualità. Nella prima sezione
siamo nel
mondo “reale”, in una terra “Abbandonata | come
una chiesa
di campagna”, assorbiti e persi nelle mani di un
progresso
cieco, che ci ingoia come “in un cratere”,
guidati da “fautori”
senza scrupoli. Una visione angosciante nella
quale
“L’alchimia industriale | ha viziato l’orizzonte
preconfezionandoci
il futuro” togliendo dignità e valore alla vita.
Qui
Egli pone a se stesso e al pubblico tutto, degli
interrogativi; “Dobbiamo ancora chinare il capo?”, “Dobbiamo ancora…|
lasciarci morire?”. Noi che “come argilla ci
lasciamo modellare
da ceramisti improvvisati”.
Le risposte giungono come una folata d’aria che
filtri da
una finestra, nella seconda sezione. Seppur più
breve, questa
sembra sia a tratti più soleggiata. Qui il nostro
ci sospinge
sulla strada della ricerca di queste risposte e
soprattutto del
senso che rianimi l’esistenza umana. Il regno del
sentimento
bussa alle porte della ragione chiedendo spazio.
L’autore si
apre alla natura “Due rose fioriscono nel mio
giardino” dice,
mentre ci guida verso sentimenti altissimi come
l’Amore e la
Pace, vere ricchezze salvifiche; “D’Amore vorrei
vivere | il
mio sogno ardito”.Gli affetti allora divengono
cari, gli amori
carissimi e i ricordi divengono a loro volta
custodi di radici e
di storia, sguardi nostalgici ma al contempo
basamenti per il
futuro – anche se incerto!
In questa opera, priva di “esibizione di
artificiosa retorica
[..] e di ostentazione di superiorità
sentimentale ed intellettuale”
, come afferma Pinto, Di Lena si presenta come il
poeta di sempre e come poeta nuovo e insieme ci
fa riscoprire
e tenere ancor più care, quelle emozioni e quegli
affetti,
che sono e saranno sempre nostri e i nostri
tesori.
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Recensione |
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