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Epistolari e memorie con Irwing Peter Russell

Nato a Bristol il 16 settembre 1921 e morto a San Giovanni Valdarno il 22 gennaio 2003, Peter Russell è stato un grande poeta che, per conoscenza e per lavoro, ha girato il mondo; oltre che in Inghilterra, è stato in Birmania, Malesia, Stati Uniti d’America, Canada, Germania Iran; errante anche nello spirito: “Era continuamente in viaggio dentro una cultura immensa – scrive il suo fotografo Roberto Salbitani – e la sua immaginazione ti faceva entrare in contatto fisico con miti e leggende del passato. Aveva imparato a leggere ed a esprimersi in una decina di lingue, tra occidentali, orientali e medio-orientali”.

Ha combattuto in Europa nell’esercito britannico e, poi, arruolato in quello indiano, in Birmania e in Malesia. Ha insegnato nelle università di mezzo mondo ed era a Teheran allorché, nel 1979, è scoppiata la rivoluzione komeinista, costringendolo a fuggire precipitosamente, “portando con sé – riferisce la Minotti Cerini – una sola valigia, la moglie e i tre piccoli figli e abbandonando tutti i suoi beni: libri rari, i propri scritti, suppellettili, arredi irrimediabilmente perduti”.

Si è sposato due volte; niente sappiamo del suo primo matrimonio; dal secondo, ci fa sapere sempre la Minotti Cerini, “con l’americana Lana Sue Long, nel 1975, sono nati tre figli: Kathleen Susan Sophia, Sara Elizabeth Christina e George Peter Parwiz”.

Il primo approdo in Italia risale al 1964, a Venezia, dove precariamente risiede, pur spostandosi di continuo per l’insegnamento nelle università delle varie nazioni e dando lezioni per poche ore anche a Firenze; si stabilisce definitivamente, poi, a Pian di Sco’, in provincia di Arezzo, in un vecchio mulino – La Turbina –, dove coltiva l’orto, scrive e pubblica, autoprodotta e autogestita, la rivista Marginalia, con numeri alternati in inglese e in italiano. La vita a Pian di Sco’ è assai difficoltosa e precaria; il mulino lo si raggiunge solo attraverso un sentiero sterrato; un incendio e un’alluvione gli distruggono preziosi libri e lettere e documenti di grande importanza, frutto di amicizie e di contatti con i più grandi poeti e scrittori del Novecento, in particolare con Ezra Pound, che considerava suo maestro e che ha contribuito a liberarlo di prigione quando da tutti era considerato quasi un matto.

In particolare, le notizie su Peter Russell e sui vari suoi spostamenti sono date dalla figlia Sara Russell, nella parte del libro a lei riservata: Appunti di vita con mio padre, da pagina 139 a pagina 153. Una vita difficile, quasi impossibile, quella trascorsa da Peter Russell con la famigliola a Venezia e a Pian di Sco’, nella sofferenza anche della fame.

Wilma Minotti Cerini accenna a come si sia evoluta negli anni l’amicizia tra lei e il grande poeta. “Parlare di Peter Russell non è cosa facile e potrei sembrare persino presuntuosa nel farlo, in quanto mi raffronto con una personalità la cui cultura è vastissima e profonda al punto di rimanere stupefatti”. Egli, come già accennato riportando da Salbitani, conosce le lingue di tutti i Paesi nei quali ha soggiornato e insegnato, studiando a fondo non soltanto usi e costumi, ma, in particolare, la loro cultura e i loro poeti.

Ma sono le lettere scambiate tra Russell e la Minotti Cerini, a iniziare dal settembre del 1977, a render chiaro questo rapporto che ha per molti aspetti dello spirituale; all’inizio, ovvio, c’è il lei, poi si passa al tu più confidenziale e intimo, segno di una comunanza di poesia e di amicizia. È l’incontro tra un poeta e una poetessa che hanno più di un sentire in comune e molti temi, che si confessano anche nei problemi di salute e, da parte di lui, nelle continue e spesso insuperabili difficoltà economiche, sicché la Minotti Cerini, sensibile e partecipativa, non manca di aiutarlo con versamenti e l’acquisto di libri, scrivendo lettere a giornali e a imprenditori, al Presidente della Repubblica, perché si intervenisse ad alleviare le sofferenze di un poeta d’eccezione, che ha amato l’Italia fino all’ultimo istante di vita.

La cultura di Peter Russell era profonda e vastissima; egli dimostra la sua lucidità in tutti i campi, anche in quello politico: “…il fascismo era quasi una regola nei Paesi degli anni venti (se non Inghilterra e Stati Uniti) e la violenza e l’inegualità furono cose accettate. Il dopoguerra ci ha portato la “Democrazia” che ci ha deumanizzati e corrotto anche più del fascismo, anche se i poteri uccidono e distruggono molto meno dei “fascisti”. Pound erroneamente sì, ha sinceramente creduto che il fascismo di Mussolini fosse, per l’Italia, negli anni venti e trenta, la migliore cosa. Lui credeva nei vecchi valori sociali dell’ottocento (come me). Ha scommesso sul cavallo sbagliato”.

In Iran egli, come scrive la stessa Minotti Cerini, “ha potuto approfondire un mondo a noi ignoto, e certamente il suo lungo soggiorno a Teheran è stato assai fecondo, non avendo peraltro quelle diffidenze mentali che ci provengono quasi geneticamente”.

I pensieri filosofici di Russell sono sempre radicati nella realtà: “L’uomo insofferente dell’uomo; l’animale lo è, anche se in minor misura, con la sua specie, le radici lo sono con altre radici. L’armonia chiede di sacrificare, decimare, onde evitare che il risultato sia un bosco selvaggio aggrovigliato, dove tutto muore per un po’ di vita. Il mio è un pessimismo cosmico preso in generale, per poi commuovermi sul particolare”.

Descrivendo, a Russell, gli effetti dell’influenza, nel febbraio-marzo 1999 assai perniciosa, Wilma Minotti Cerini sembra descrivere gli effetti nefasti di Covid-19: “quest’anno è una strage; un invisibile ma temibile nemico ci ha tutti stesi… e pensare che sotto il microscopio ha pure una bellissima aureola! È incredibile come una molecola, spesso senza DNA ma solo RNA, abbia una strategia da scienziato, innanzi tutto sta in agguato e quando una cellula è in un momento di delicatezza, come il replicarsi, ecco che… entra e si aggrega al DNA umano per sottometterlo… intanto abbassa le difese immunitarie, oppure la temperatura… così usandoci costruisce un involucro ed è pronto a fare l’astronauta, quando con un colpo di tosse lo mandiamo a volare nell’aria. Da un punto di vista masochistico c’è da rimanere stupiti”.

Per ribadire che sono lettere e non pezzi d’antologia (eppure in parte lo sono), la Minotti Cerini racconta del privato: “…mio marito è molto, molto simpatico anche se, per ravvivare la giornata, discutiamo sempre, a volte lui è sul pero ed io sul melo, ma è proprio questo discutere che ravviva il nostro rapporto che dura da 37 anni tra sguardi di odio e amore intenso. Ci vogliamo molto bene malgrado il suo maschilismo possessivo, a volte dopo una gran litigata finiamo col ridere, oppure ci teniamo il broncio per circa 24 ore e per meglio sottolineare la cosa sbattiamo un po’ le porte, quando si riaprono adagio significa che il broncio è terminato. Come vede ci mettiamo del carattere”.

Da questi brani riportati, si può comprendere anche la godibilità di tutto il libro, al di là dell’aspetto letterario e documentario. Roberto Salbitani evidenzia come Russell fosse “uomo solitario e povero, ma indissolubilmente libero, aveva una grazia ma anche una forza di carattere che gli consentiva di dominare ogni cosa gli accadesse. La poesia avrebbe ribattezzato il mondo e riscattato tutto, rinunce e dolori”.

Ed era privo di ogni alterigia, sicché dinanzi a lui nessuno si sentiva a disagio: “Ma non ci sentivamo in imbarazzo nonostante la nostra ignoranza perché il bello di stare con lui era quel suo porsi umanamente al tuo livello, interessandosi a te, a cosa facevi, alle tue opinioni su questo o quell’argomento. Solo quando si passava alla politica si infervorava contro i nostri slanci rivoluzionari: non voleva passare per un banale “conservatore” contestato da qualche illuso giovane di sinistra e faceva di tutto per farci riflettere, a ragione, sulle semplificazioni sottostanti il nostro scontento e i nostri pur legittimi ideali rivolti ad un mondo migliore. Ideali, appunto, più che ragionamenti”.

Veramente un bel libro sotto ogni punto di vista, anche quello grafico dovuto alla cura che ha sempre distinto il lavoro della Venilia Editrice, alla quale fa capo anche la splendida rivista ntl (La nuova Tribuna Letteraria), una delle più qualificate nel panorama culturale italiano e non solo.

Pomezia, 24 settembre 2021

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