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Il romanzo Il tenente di Palazzi di Enzo Movilia, il cui nome del protagonista Mimì ricorre in altro scritto, è una storia reale abbellita dal dono della fantasia. Si svolge in un climax di emozioni, sensazioni e di lacerante attesa di avvenimenti che prendono l’animo del lettore in una sorta di dramma psicologico e umano che conduce dalla luce alle tenebre. Bios e thanathos aleggiano in tutto il romanzo e si avverte, in maggiore misura negli ultimi capitoli, quel senso del tragico che il fato ha riservato al protagonista.

Una storia individuale ma anche il paradigma di milioni di italiani che hanno sofferto per una guerra folle e crudele.

Si individuano tre filoni nella narrazione: risalta con icastica forza la rappresentazione di un Sud povero e contadino legato a sane tradizioni e ricco di una etica i cui principi sono l’amicizia, la solidarietà, la dignità delle persone. Seguono le peripezie del tenente al fronte che si dipanano, talora, con una certa prolissità e infine il lungo racconto raggiunge l’acme del pathos nella sofferenza fisica e morale dell’eroe Mimì.

La figura del protagonista è ben delineata. A volte lo scrittore, pur usando la terza persona, si lascia coinvolgere in una sottile immedesimazione. Il protagonista è un giovane, puro di cuore e di mente, che è fedele ai suoi ideali fino alle estreme conseguenze, personaggio positivo e d’esempio. Intelligente e assennato si rende conto dell’inutilità di una guerra, come di ogni guerra.

Le figure minori, ma importanti nell’economia del romanzo, sono caratterizzate nella loro sfera umana e fanno risaltare i sentimenti più profondi che dominano la storia: l’amicizia e l’amore che sono i cardini su cui poggia la narrazione con lo sfondo della guerra. L’amicizia con i compagni d’infanzia è un “idem velle, idem nolle” tra i quali si crea una comunione empatica che li porta ad usare con spontaneità espressioni dialettali che rendono pregnante il discorso. Vi è pure un’amicizia che nasce nella sventura e nella ascesa al Golgota della sofferenza.

L’amore è il motore che fa muovere l’uomo e l’universo. Mimì ha bisogno d’amore non solo quello dei familiari e degli amici ma anche di una donna con la quale sentirsi compiuto come giovane. Livia e Bianca entrano nella esistenza del protagonista come meteore. L’una e l’altra segneranno la sua vita nel bene e nel male. Livia richiama alla mente un verso di Dante “amor che a nullo amato amor perdona” e lo condurrà alla morte.

La sensazione che si ha dalla lettura di questo romanzo, affascinante e tragico, in un tempo in cui il mondo è sconvolto da guerre, attentati, carestie, è quella dell’individuo in balia di forze a lui superiori e l’impossibilità di sottrarsi agli eventi per cui diviene una marionetta in balia del caso.

Il libro è articolato e si sviluppa con un linguaggio misurato e chiaro facendo scorrere gli avvenimenti con intensità e curiosità che certamente tengono avvinto il fruitore al testo.
Recensione
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