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La semplicità poetica di Wislawa Szymborska espressione di pensiero e immaginazione


Foto Mariusz Kubik

Wislawa Szymborska, poetessa e saggista polacca, offre la misura del suo pensiero e dell’amore verso la poesia confessando con sincera passione: Preferisco il ridicolo di scrivere poesie | al ridicolo di non scriverne. Per intendere l’itinerario umano e poetico bisogna partire da questo assunto. In lei vi è la volontà di dare voce ai sentimenti più profondi dell’animo osservando ogni sfaccettatura della realtà con La gioia di scrivere. | Il potere di perpetuare. | La vendetta di una mano mortale. Personaggio schivo, ama vivere lontano dai rumori della pubblicità, non piace parlare di sé, quasi sconosciuta in Italia quando vinse il Premio Nobel come rivela il suo traduttore, il polonista Pietro Marchesani, nella postfazione a Vista con granello di sabbia. Iosif Brodskij già nel 1988 nel discorso di apertura del Salone di Torino la riteneva uno dei più grandi poeti polacchi viventi del Novecento. Anna Achmatova aveva tradotto in russo le sue poesie nel 1964.

Nasce a Kornik nel 1923 ma dopo alcuni anni si trasferisce a Cracovia dove ancora dimora. Pubblica la prima silloge di poesie “Per questo viviamo” nel 1952; segue la seconda “Domande poste a me stessa” nel 1954. La silloge che le procurerà il successo letterario è “Appello allo Yeti del 1957.” Negli anni successivi pubblicherà altre nove piccole raccolte di poesia. Dal 1953 al 1966 è redattrice di “Vita letteraria”, settimanale letterario di Cracovia. Nel 1952 si iscrive al partito comunista e si rivela una esperienza negativa; se ne allontanerà nel 1966. La sua poesia in quegli anni si uniformerà ai canoni estetici imposti dall’ideologia comunista. Scrive con rammarico:“Ho fatto parte di una generazione che ha creduto. Io credevo. Svolgevo i miei compiti in versi con il convincimento di fare bene. E’ stata la peggiore esperienza della mia vita.” Nel 1996 le viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura con la motivazione: “Per la capacità poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realtà.” E’ l’apoteosi poetica; la sua fama si espande in tutto il mondo e i suoi libri sono tradotti in molte lingue e venduti raggiungendo cifre notevoli, evento raro per i poeti. Con consapevole ironia afferma nella liricaAd alcuni piace la poesia”: Ad alcuni | cioè non a tutti. | E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza. | Senza contare le scuole dove è un obbligo, e i poeti stessi, | ce ne saranno due su mille. Alla domanda ma cos’è mai la poesia la risposta è disarmante Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo | come all’ancora di un corrimano. I suoi lettori ormai numerosi accorrono ad ascoltare «le sue letture affollate come i concerti delle rokstar».

La Szymborska nel dare voce ai suoi versi tralascia ogni legame intellettuale, si immerge nel quotidiano con sano, concreto e ironico realismo per giungere sempre ad un grado di stupore come afferma nel discorso in occasione del conferimento del Nobel: “il nostro stupore esiste per se stesso e non deriva da alcun paragone con alcunché e poi perché il mondo, qualunque cosa noi ne pensiamo, spaventati dalla sua immensità e dalla nostra impotenza di fronte ad esso, amareggiati dalla sua indifferenza alle sofferenze individuali, qualunque cosa pensiamo dei suoi spazi trapassati dalle radiazioni delle stelle[…] esso è stupefacente. La poesia è priva di suggestioni letterarie, miti, simboli, «ripristina il contatto tra il quotidiano e l’assoluto»; affascina il lettore perché è calata in una dimensione semplice di microcosmo personale che riflette temi ricchi di immagini e aperti a sensibilità e a leggera ironia, che rappresenta una peculiare connotazione. La versatilità e inesauribile capacità di leggere il reale senza alambicchi semantici e figure retoriche, la limpidezza espressiva, la riflessione sul particolare e sull’universale, fanno sì che le sue liriche riescano a conquistare gli amanti della poesia. Il suo lirismo non è vagheggiamento del sublime, del meraviglioso, del metafisico ma è semplice ed essenziale presa d’atto della realtà.. Dalla semplicità deriva la forza e la bellezza nell’esprimere il divenire storico attraverso la lettura della vita quotidiana e nel contempo a prendere coscienza del vero: Il tavolo è tavolo, il vino è vino | nel bicchiere che è un bicchiere | e sta lì dritto sul tavolo. | Io invece sono immaginaria, | incredibilmente immaginaria, | immaginaria fino al midollo. La consapevolezza del reale induce la poetessa a interrogarsi sul destino di ogni individuo, sul futuro Dove è sempre vuoto | e nulla è più facile che vedere la morte. Il divenire del tempo deve essere presente in ciascuno con sorti già decise perché si vive fin dalla nascita in corpi di commiato. La Szymborska invita ogni persona a riflettere sul senso dell’esistere, a lasciare da parte le ideologie, a confrontarsi con la realtà sapendo di vivere in un mondo soggetto alla casualità. Ma l’uomo a volte vive tra realtà e sogno dove non i sogni sono folli, | folle è la veglia, | non fosse che per l’ostinazione | con cui si aggrappa | al corso degli eventi.

La poesia della Szymborska è complessa nella sua apparente semplicità perché conduce il lettore attraverso una molteplicità di contenuti, di osservazioni, di contraddizioni, di situazioni comuni a riflettere sugli aspetti reali e irrazionali dell’esistenza. La poetessa nelle sue poesie non si erge a Solone, non da risposte ai quesiti Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte. | Verità, non prestarmi troppa attenzione. | Serietà, sii magnanima con me. | Sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico. La sapienza e la grandezza della poetessa polacca deriva dal fatto che con straordinaria libertà di linguaggio esplora e rivela la tristitia temporum (Tacito) dell’oggi e la solitudine dell’essere umano. Da questo sfondo poetico-filosofico lontano da preziosismi linguistici e da discorsi ermetici la Szymborska con i suoi versi, con le salde radici nel reale, ammonisce che la vita non è qui[…] un battere d’occhio durerà quanto dico io, | si lascerà dividere in tante eternità | piene di pallottole fermate in volo. Sono versi che levano ogni illusione all’uomo costretto a vivere in un universo in cui la poetessa afferma chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità e solo lo stupore può liberare dall’angoscia. Lo stupore che nasce dall’immaginazione del poeta da conforto all’uomo per vivere più serenamente.

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