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La silloge Parole d’ombraluce di Giorgina Busca Gernetti,
edita per i caratteri di Genesi Editrice, è un testo poetico notevole per la
capacità di esplorare la psiche umana in cui l’autrice trama le sue poesie di
profonda meditazione filosofica e apre la finestra della sua anima con versi di
alto sentire.
Il testo è diviso in sette sezioni e reca in esergo alcuni
frammenti dei lirici greci (Saffo, Ibico, Teognide, Mimnermo) che attestano
l’amore della poetessa per la loro poesia ma pure rappresentano un ideale
trait d’union con la civiltà greca, patrimonio e archetipo della cultura
occidentale. Nel titolo il fonema ombraluce, bellissimo e straordinario
ossimoro, contiene in nuce la visione di un mondo interiore e reale
auscultato e osservato con sensibilità e talora con smarrimento.
In Aegritudines un io sofferente intride i versi di
profonda malinconia e una sottile noia,lo spleen o l’ennui beaudeleriano
serpeggia nelle liriche. La poetessa cerca di superare la malattia dello spirito
con “il canto che sgorga dal profondo | dell’animo dolente.” La Nostra
riconosce alla poesia il dono della catarsi, lavacro che monda l’animo dalle
scorie di un’esistenza sempre in bilico tra ideale e reale. Un’oscura ansia
sembra attanagliare la sua “anima dolente”, il dissidio tra l’io e il non-io,
tra soggetto e oggetto si fa sempre più incalzante e solo la poesia diventa
strumento di elevazione spirituale e ancora di salvezza. Come albatro dalle
grandi ali dall’alto del cielo azzurro osserva le miserie terrestri e l’opacità
del vivere quotidiano. D’altra parte è consapevole, in sintonia con Costantino
Kavafis “Farla non puoi, la vita, come vorresti?” Il trascorrere del tempo
dell’uomo è imperscrutabile e nessuno ha il potere di indirizzarlo a piacimento
e allora si leva forte il grido non in segno di resa ma cosciente del limite
“Vita non mia, pur mia.”.
La poesia di Giorgina Busca Gernetti è percorsa dalla coscienza
del fluire inarrestabile del tempo e delle cose e diventa presente il pensiero
dell’Oltre che intride i suoi versi nella consapevolezza che “il tempo
travolge | uomini, regni, sogni e solo la poesia, come cantava Orazio, è
eterna perché riesce a suscitare nell’uomo sincere e profonde emozioni.
Pur in questo turbamento dell’animo e deragliamento
della ratio lo spirito inquieto si placa, le passioni si acquietano e
trova la pace dinanzi ad una natura solare e benigna che si offre in tutta la
sua bellezza nell’alba del mare jonio o dell’Aurora dalle dita di rosa
o in reminiscenze teocritee chiassose cicale, il canto dei grilli;
oppure nella danza gioiosa dei gabbiani.Il ricordo dell’infanzia
diventa struggente nel bellissimo e musicale endecasillabo Era per me
l’infanzia favolosa. Pavese diceva: Tutte le passioni passano e si
spengono tranne le più antiche, quelle dell’infanzia. Il
tema degli affetti familiari ricorre in alcune liriche che attestano il legame
forte dell’appartenenza.
Un tema che dalla critica non è affatto evidenziato o in misura
minore riguarda la poesia civile. Nella sezione Macchie d’ombra alto si
leva il grido d’orrore della poetessa per la disumanità dell’uomo. I versi
inducono a meditare su un tempo della storia che la tecnologia ha reso più
crudele ed empio. Homo homini lupus direbbe Plauto o il filosofo Hobbes
in questa civiltà dell’immagine e non dell’essere. Rivive con angoscia la
distruzione di Baghdad e si chiede con dolore Baghdad fiorita di giardini e
palme | dove sei ora città di macerie…Innalza un epicedio commosso per i
caduti di Nassiriya, scrive un KOMMOS a guisa dei tragici ateniesi per l’empio e
inumano orrore di Beslan, prova pietà per i morti “dell’orrido Tsunami”,
fa rivivere nel ricordo i morti della crudeltà nazista e quelli delle foibe
della cieca furia slava.Poesia esemplare questa civile che scaturisce da una
spiccata sensibilità verso le problematiche attuali.
Questa raccolta di poesie ci offre uno spaccato variegato di temi in una cornice
spazio-tempo che sottendono alla sensibilità e alla sfera personale della
Nostra. E’evidente l’amore e il rapporto molto forte con il mondo classico con
cui ha dimestichezza professionale che fa rivivere con una visione del nostro
tempo.Il linguaggio è limpido ed essenziale, rifugge da un uso eccessivo della
metafora, l’espressione ha forza e bellezza eufonica. Giorgina Busca Gernetti è
una poetessa moderna, sensibile, cosciente dell’oggi e i suoi versi non sono
racchiusi in un malato autobiografismo ma sono una finestra aperta alla
riflessione e alla percezione della condizione di sé, dell’uomo e del mondo.
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Recensione |
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