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Una storia della civiltà, colta nei momenti salienti, vuole essere
questa raccolta poetica. Il poeta ripercorre i fatti salienti del progresso a
incominciare dalla scoperta del fuoco e del suo utilizzo, come si è potuto
difendere dagli animali e ripararsi dal freddo nelle gelide notti invernali.
Nell’evoluzione della specie, quando il primate giunse a un certo livello, ecco
che “irradiandosi venne l’intelletto | a posarsi sulla bestia umana.”
Incominciò a nominare le cose, sostituendo ai fonemi la parola, nei graffiti
fissò i momenti della sua vita. Dalla parola alla poesia alla musica l’uomo
espresse la sua anima nell’arte. Sull’altro versante, quello delle scoperte e
delle invenzioni, vengono ricordati Cristoforo Colombo, Guglielmo Marconi, gli
inventori dell’aeroplano, del telefono, del cinema, della radiofonia per cui in
video – visione possiamo ascoltare il Concerto Viennese di Capodanno. Di tutti
questi eventi, che costellano la nostra storia, l’Autore dà sintetici giudizi,
resi nella limpidità di un verso essenziale. Indubbiamente originale il tema
assunto per questo poemetto in venticinque componimenti dove compaiono scorci di
poesia come questo: “E venne Maggio a vestire gli ignudi | tigli del viale di
tenere foglie | e vennero estati | a covare serenate di grilli | e colorati
autunni | a dischiudere ricci e melograni | e fino alle colline caddero le nevi.”
E infatti Barberi Squarotti ebbe a esprimere questo giudizio: “… Le sue nuove
poesie sono veramente belle per eleganza, intensità, verità di vita e per
concetti e riflessioni sul tempo e sulla parola.”.
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Recensione |
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