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Tra le ultimissime plaquette della
collana-raccolta Delphinus-nuova serie l'ennesimo titolo qui proposto,
recante il numero 27, Fragile artificio, di Angelo Lippo, poliedrico
autore nonché editore – anche della medesima serie in disamina – dimostra
ancora una volta, se ce ne dovesse essere bisogno, una propulsiva capacità
poetica.
Il "fragile artificio",
componimento medio-breve, monostrofico, libero da qualsiasi orpello rimico,
denota un'introspezione esistenzialista d'una più che condivisibile
singolarità quanto alla delicatezza della metafora che ne esplica l'agrodolce
sapore. Una gustosità melensa e nel contempo determinata, perentoria, sa
marcare, similmente ad una sfumata tempera, i limiti fisiologici
dell'esistenza, in «Questo tempo che a volte lusinga | e poi ti abbandona», in
ibidem, p. 11.
La lente introspettiva,
proveniente da un'esperenziale ricerca nei labirinti indistinti della propria
memoria, conforta il nostro poeta su come «Ora tutto si muove a rilento»,
ibidem. La "moviola", che bene ne fotografa il verso, guida il poeta ad una
consequenziale escogitazione nel verso finale. Dissolvendo a sua volta il
sillogismo della filosofica finalità, il finalismo, che lo aveva condotto
all'incipiente pensare.
Tant'è vero che la conclusione,
per quanto fatalista possa essere o apparire, rievoca la ridondante eco di una
miriade d'altri pensatori che rende ulteriormente manifesto l'effimero moto
nonché l'involontaria, inconscia assuefazione di un individuale vivere umano:
«Fragile artificio è questa vita», ibidem.
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Recensione |
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