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Il sessantottenne vicentino don
"Bepi" Magrin, autore dell'esaminanda silloge, nella sua catechetica e nel
contempo sociologica versione, ha permesso di confezionare (è un complimento
da estendersi all'editrice, che, pur nella considerazione dei costi, ha
fornito un'impaginazione di rara fattura) un libro d'intensa poesia, bene
interpretata in tutti i sensi. Non è usuale per un prete esprimere una sì
elevata poetica. Il merito da riconoscergli è di gran lunga superiore alla
determinazione, che ordinariamente muove la finalità degli uomini di chiesa,
di porre Dio e la Sua onnipotenza all'attenzione – ulteriore rispetto
all'ecclesiale loro mandato –, del prossimo. Di fatto, nei versi di don "Bepi"
facilmente s'individua una teoretica che non è esclusivamente teologica ma lo
è – di teologia la sua poesia è comunque colma – nella misura in cui risulta
essere necessario supporto ad una più lata filosofia dell'esistenza.
La raccolta è peraltro
equilibrata, corretta dal punto di vista grammaticale e tipografico,
organicamente distribuita, secondo un condivisibile ordine programmatico.
Nondimeno va elogiata la bravura
del bozzettista, l'ultrasettantenne Dionisio Gardini, illustratore del libro
nel rapporto di ventidue disegni sulla settantina dei componimenti.
Va inoltre condivisa la scelta
dell'appendice esemplificativa dei testi (Note di contestualizzazione),
che dedica una decina di pagine all'esplicazione dei motivi e/o emozioni che
ispirarono il poeta. Nella fattispecie ce n'era proprio bisogno, per
l'ambiguità interpretativa, che avrebbe portato il lettore fuori strada,
soprattutto nell'individuazione dei protagonisti di taluni componimenti.
Utilitaristiche pure le note
curricolari del prefattore e dell'illustratore.
L'unisono delle poesie realizza un
ottimale crescendo che, a partire dalla prima sequenza, dedicata alla viva
concretezza (Vita e stagioni) che si premura di rincorrere il
significato, umano oltreché religioso, dell'esistenza (cfr. didascalia di
p. 11,
a mo' di sinottica antitesi: "Cos'è la vita?" […] "È l'attimo presente e
nulla più..." E tu?), raggiunge la filosofica consistenza dell'assoluto
assioma (Verso l'Assoluto) che è Dio l'unica spiegazione di ogni nostro
dubbio, di tutti i nostri perché (cfr. didascalia di p. 81,
sulla falsariga della precedente, che nell'antitesi d'un irrisolto,
inconcludente dialogo, si pone come ulteriore soluzione: e tu? [da
leggersi più compiutamente come: e tu, realmente, che ne pensi?
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Recensione |
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