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Marco Vaccari, dopo La realtà sospesa e Gente con la luna storta, sembra sempre più intenzionato a dedicarsi ad una tipologia di novelle non ben definibile, per originalità d'intenti o d'ispirazione che caratterizza la sua narrativa. Il tentativo di darne una classificazione può essere complessivamente inteso come una sorta di letteratura para-psico-sociologica, attraendo, ed astraendo, il lettore in un coinvolgimento di spiccato interesse, che non annoia, ma semmai tiene accesa l'attenzione oltre ogni attesa.
Nel fabulatorio universo del tutto-può-accadere nulla di strano che il dialogo tra l'uomo e un albatros possa portare ad una sostanziale morale sulla scientificità del genoma (Gropius). La vera stranezza potrebbe apparire piuttosto nell'inversione d'un reale microcosmo di due mattacchioni, che pazzi lo sono davvero. E si divertono a divertire, in Ludi, giocando con la propria, ma anche con l'altrui, mente. La panacea, il placebo, l'elisir di lunga vita sono pasto quotidiano in pillole – cfr. Allegria. Si surclassa così, nella scala dei mali che affliggono l'umanità, addirittura la morte, riducendola ad irrisoria, quasi comica realtà, che sembra neanche appartenere al fato dell'uomo. E la Proprietà del linguaggio riesce a sfrondare i limiti fisiologici d'una ragione in sé incommensurabile dal doppio punto di vista psichico ed intellettivo. Pure nell'immenso schermo dell'ispirazione che configura la parola, in via diretta, ed indirettamente l'arte del linguaggio, la poesia e più in generale la letteratura, si possono cogliere delle introversioni inimmaginabili (Proiezioni, Parole e luci, Neve, Poesia). Per non parlare di un quanto mai icastico parto letterario – addirittura gemellare –, in Enzo, che costringe il suo zelante protagonista a subire le cure che si addicono ad un'effettiva puerpera. Nondimeno, il linguaggio dello spirito (cfr. Il lessicografo) sa essere strumento d'ironico pathos. Proprio nelle pieghe infinite ed infinitesimali della parola l'estro di Vaccari va a nozze, cogliendo la prevalente movenza, peculiarità specialmente della sua prima pubblicazione. Quanto alla tenuta della raccolta, se si pensasse che verso la fine il piacere del paradosso scemi, per assuefazione d'inventività, be', la fuga dei protagonisti dalle righe delle varie trame (cfr. Fuga), ci riporterebbe all'incontrovertibile smentita d'una scrittura invece sempre viva. |
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