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Mario De Sisti. Tutto cominciò con un gioco
Il ferrarese Daniele
Vecchi, quale buon giornalista sportivo, ma soprattutto da ottimo conoscitore
d’un altro illustre (nell’ambito della pallacanestro) ferrarese, Mario De Sisti,
su quest’ultimo propone una penetrante monografia.
Il De Sisti, classe
1941, proveniente da una famiglia d’insegnanti di educazione fisica (padre,
madre e sorella), lui pure diplomato all’ISEF di Bologna, amichevolmente noto
come ‘Fruttino’ (per l’assiduo uso di succhi di frutta), da sempre appassionato
di basket, divenuto famoso, più per casualità che per sua diretta scelta, come
allenatore piuttosto che come giocatore. Si pensi che ha esordito in tale ruolo
prima ancora di partire per il servizio di leva. E, proprio grazie al servizio
militare, è incominciata la sua brillante carriera, costellata di tanti successi
o comunque di tantissime gloriose partite, sia in serie A (A1 e A2) che in serie
B (B1 e B2). Solo in serie A vanta qualcosa come 489 panchine. Per non dire,
poi, che fu allenatore di tutte le squadre nazionali giovanili, inclusa quella
militare, che allenò all’inizio della carriera, negli anni ’60. Fu chiamato
addirittura nelle panchine delle nazionali Svizzera, maggiore e giovanili
(1995); Repubblica Centrafricana, maggiore e giovanili (2000); ed Uruguayana,
maggiore e under 19 (2006).
L’autore, sintetizzando
le caratteristiche tecniche di De Sisti, scrive infatti che era «grande maestro
della difesa, genio nel lanciare i giovani, e monumento nel prendere squadre con
modeste potenzialità e trasformarle nella loro massima espressione possibile,
Mario è diventato (meritatamente) un santone del gioco internazionalmente
riconosciuto, un verbo cestistico in carne ed ossa da diffondere nei cinque
continenti», cfr. p. 41.
Adesso che Mario De
Sisti, settantenne, “lavora con il settore giovanile della 4Torri, la più
gloriosa società cestistica ferrarese”, dopo tanti anni di brillanti
affermazioni come tecnico sportivo, dire che rappresenta “la vecchia scuola” (p.
11), potrebbe sembrare un insulto, visto e considerato che personalità dello
spessore di Dan Peterson (giornalista sportivo di fama mondiale ed ex allenatore
per esempio della Virtus Bologna e dell’Olimpia Milano) e Dino Meneghin (ex
giocatore nazionale ed attualmente presidente della Federazione Italiana
Pallacanestro), onorati di parlarne, lo indicano come modello da seguire. Ho
citato solo un paio di nomi giusto per campione, ma se ne potrebbero nominare
almeno un’altra decina di queste celebrità del basket che possono dire un sacco
di bene su Mario De Sisti (Paolo Pressacco, Simone Pianigiani, Stefano Benzoni,
Flavio Tranquillo, Matteo Bonicciolli, John Ebeling, Franco Casalini, Valerio
Bianchini, Sefu Bernard, Franco Lauro – sono solo una parte di quelli citati
dall’autore).
Dino Meneghin, in
un’intervista, di lui ha affermato che era «un allenatore vulcanico, preciso
fino alla pignoleria, cultore della difesa e del passing game, quando in
Italia lo conoscevano pochi. De Sisti appartiene a quel gruppo benemerito di
allenatori-innovatori del nostro basket», cfr. p. 74.
Dan Peterson,
confermando parte dell’affermazione di Meneghin e la premessa di Daniele Vecchi,
ne capta le caratteristiche tecniche in tre precisi punti salienti: «(a)
insegnamento dei fondamentali; (b) creazione di esercizi di allenamento; (c)
organizzazione di difesa di squadra». Ammettendo, inoltre, che era un tecnico
che comunque sapeva predisporre «una squadra organizzata in attacco, con schemi
ben precisi, con mille blocchi e mille tagli», cfr. pp. 66-67.
Nonostante l’età, Mario
De Sisti, l’abbiamo anticipato, ancora si diverte ad insegnare a giocare a
pallacanestro, con la freschezza di sempre, imperturbabile, instancabile…
soprattutto appassionatamente.
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Recensione |
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