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Quasi spose – sogna
finché non vedi la verità
La storia d’amore – dai toni non proprio rosa come s’addice ad una delle più
consuete love story reperibili nel mercato del libro – che le quattro mani, non
esattamente delicate, delle giovani, poco più che ventenni, autrici propongono
trova un suo squisito gradimento precisamente nell’ironico, a volte persino
comico, percorso verso la messa alla berlina – vera gogna mediatica – del
protagonista-maschio. L’unico protagonista al maschile, in contrapposizione
invece a due principali protagoniste-femmine, Amanda e Melissa, nel suo subire,
è persino surclassato da una trama che raggiunge, anche se solo per pochi
istanti, la femminea conformazione del triangolo, vedendo l’interazione d’una
certa Veronica tra le due principali interpreti ora citate.
Visto che ognuna delle due autrici esprime un indipendente Io Narrante,
riservandosi di descrivere in esclusiva o l’una o l’altra delle eroine del
narrato (Samantha Carrirolo è Melissa e Giovanna Mascaretti è Amanda) è
superfluo perciò dire che si sdoppi anche la struttura della narrazione. Con la
premessa, comunque, che ambedue seguono un identico, progressivo piano di
sviluppo suddiviso in otto capitoli (più un’introduzione della Carrirolo ed,
alla fine, i ringraziamenti della Mascaretti). In pratica, da brave compagne di
trama, nessuna delle due prevarica sull’altra. È chiaro in ogni caso che il
‘carattere della scrittrice’ dell’una non può essere quello dell’altra. In
quanto se l’una, la Mascaretti, sa essere più fluidamente vispa ed ironica;
l’altra, la Carrirolo, sa rendersi più esplicita e realistica della prima. Una
sommatoria che in definitiva sa controbilanciare, ma soprattutto accattivare,
l’attenzione dei potenziali lettori, più verosimilmente lettrici.
Perché come avrete registrato, il lettore-maschio, come me, credo stenti un
tantino ad apprezzare in toto l’opera. Diciamo che probabilmente il libro
inizialmente saprebbe stuzzicare qualsiasi tipo di lettore, maschio o femmina
che sia. È poi, quando si entra nel vivo d’una vera e propria arringa a senso
unico, senza contraddittorio, che il maschio incomincia a sentirsi ferire.
Dapprima leggermente; successivamente di più, via via che la trama s’infittisce
delle spinose, insinuanti note di biasimo, e non solo biasimo ma anche peggio,
nei confronti di quell’unico bersaglio maschile. Il quale, a mio parere, da
aguzzino (nell’intenzionale, sia pur fantastica interpretazione letteraria)
assurge ad autentica vittima… e, occorre proprio dirlo, mediatica. Lo si capisce
benissimo come un libro possa incidere più d’un fatto di cronaca pubblicizzato
dai giornali e certe volte, se il libro è di grossa diffusione, anche dalla
televisione.
In buona sostanza la bontà dell’opera – voglio che sia chiaro che, in quanto
pièce narrativa, il giudizio non può che essere buono – viene corrotta
dall’amarognolo, penetrante, sapore che la trama assume: una provocazione fin
troppo femminista.
Le due giovani autrici mi perdonino ma sappiano anche che, nell’atto dello
scrivere creativo, hanno un’inequivocabile ottima stoffa. Auguro solo che
cambino modulo narrativo.
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Recensione |
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