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Alberto Lunghini, tramite l’Este Edition, che ne
fornisce un adeguato contenitore, offre ad un utente che, una volta tanto, non
sia unicamente lettore bensì, più estesamente, “visore”, una sua performance
figurativa-descrittiva, la quale nella sostanza illustra e descrive amenità e
suggestioni, naturali ma altresì esteticamente indotte, d’un luogo geografico
ripercorso nella sua esaltante Storia. Terra Maris, pubblicazione
patrocinata dalle province di Ferrara e Ravenna e dall’ente Parco Delta del
Po–Emilia Romagna, inserto numero 3 della pregiatissima collana carnet de
voyage dell’editrice, sulla falsariga della prima opera di specie,
ascrivibile a Roberto Cariani, dà artistica visibilità al Parco Delta del Po in
particolare, spingendosi dalla Città degli Estensi, e passando per Comacchio ed
i successivi Lidi Ferraresi, fino a Cervia. Eccolo il miniaturizzato percorso
delle bellezze riprodotte da Alberto Lunghini: Ferrara, rappresentata dal
Castello Estense e dall’attiguo Palazzo Arcivescovile; Comacchio con i suoi
Trepponti, il canale, Ponte San Pietro (detto anche “degli Sbirri”), il Loggiato
dei padri Cappuccini (dove in tempi passati si svolgeva il ciclo completo di
lavorazione dell’anguilla), lo schizzo del “lavoriero” (architettonico strumento
per la pesca dell’anguilla), i “casoni” dove i vallanti temporaneamente, per
l’autunnale periodo della pesca, si riposavano, “le saline”; l’Abbazia di
Pomposa; il Faro di Goro; il Boscone della Mesola; il Castello Estense della
Mesola; le Torri dell’Abate (Codigoro) e Palù (Goro); Portogaribaldi ed il suo
molo, nel suo doppio prospiciente. Poi, oltre Ferrara: Punta Alberete e la sua
“foresta allagata”; Ravenna (Mausolei di Teodorico e di Gala Placidia), Piazza
del Popolo, Rocca Brancaleone, Basilica di sant’Apollinare in Classe); e Cervia,
con la Torre di San Michele, cosiddetta “torre del sale” ed, appunto, “le
saline” (antagoniste a quelle di Comacchio), nonché l’Antico Faro.
Ma il nostro artista non ha dimenticato
certamente di scovare gli aspetti più impressionanti della natura. Tra la flora
palustre, le acque e le altre caratterizzanti, inanimate bellezze della zona, ha
voluto ritrarre persino la fauna: il fenicottero rosa, la volpoca, le varie
razze di anatre selvatiche (il mestolone, il moriglione, il fistione), il martin
pescatore, la beccaccia, l’airone cinerino, il cervo padano, i cavalli allo
stato brado, dalle lontane origini della Camargue.
Illustrazioni che parlano da sé. Al di là
delle eloquenti, comunque gradite, annotazioni a margine, in orizzontale e in
verticale, che esprimono il massimo che uno stilizzato mappato itinerario possa
presentare, autentica guida illustrata.
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Recensione |
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