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Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali
e incentivi alle infrastrutture verdi nella recente normativa nazionale e
dell’Unione europea
Preziosissimo libro,
questo di Silvia Manservisi, autrice certamente la più idonea, essendo docente
di Diritto ambientale dell’Unione europea, presso il Dipartimento di
Giurisprudenza dell’Università degli Studi ferrarese, tematica palesemente
quanto impeccabilmente ivi trattata.
E se eccellente
pertinenza si riscontra d’acchito tra la materia d’analisi e la relativa
trattatista non sono da meno i supporter che la presentano e che la raccomandano
al fruitore, sia esso studente o più casuale, disinteressato lettore. Che poi,
quest’ultimo, tanto disinteressato penserei che non possa essere, vista
l’importanza ecologica ed ambientale che l’opera in sé congloba. Ne vale la
propria esistenza. E, più in generale, la nostra, quella di tutti, dell’intera
umanità.
Ma torniamo a bomba e
consideriamo l’anzidetto richiamo, dovuto agli incipitari stimoli d’un sì
appetibile contesto. In primis, andando per ordine d’impaginazione, v’è
l’atto introduttivo di Giulia Vullo, che, a nome del committente Comitato
(chiedo venia per il gioco di parole, ma è doveroso ascriverne, oltreché la
volontà, il concreto finanziamento) per la Salvaguardia degli alberi della
provincia di Ferrara in seno al Garden Club Ferrara, motiva la
pubblicazione rammentando, con utile ed estesa asseverazione cronologica, la
polivalente meritoria funzione della medesima associazione, quanto ad azione
mirata sulle piante: di ‘riqualificazione’ di taluni importanti sagrati (San
Francesco, San Girolamo, Santa Maria della Consolazione); di ‘impianto e
manutenzione’; ed in via preventiva d’un più generico ‘monitoraggio’. In
definitiva proponendosi di contagiare la propensione ad «un’attenta e
consapevole cura» da parte d’ogni cittadino, nonché «la salvaguardia delle
alberature esistenti [e, non meno] la promozione di un’opportuna, più ampia
diffusione degli alberi» (cfr. pp. 9-13).
Segue l’eloquente
presentazione di Luigi Costato, Professore Emerito di Diritto dell’Unione
europea. Il quale, sostenendo l’autrice in tutto il suo iter scritturale, ed
elogiandola, ne valuta, nel senso più ampio ed ottimale, l’analitica cura di
fondo. Ne approva a 360 gradi il procedere. E ne sottolinea, nella dovuta
sintesi che una presentazione richiede, i nodi cruciali, soppesandoli nel dato
statistico e, soprattutto, raffrontandoli con le fondamentali normative
mondiali, con particolare riferimento al c.d. “protocollo di Kyoto” (trattato
internazionale
in materia
ambientale,
appunto sottoscritto in
Giappone, a
Kyoto,
l'11 dicembre
1997 da più
di 180 Paesi, quale
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici,
entrato in vigore il 16 febbraio
2005, dopo la
ratifica anche da parte della
Russia).
Mettendo in risalto la funzione vitale per l’uomo che l’ambiente ecologico in sé
include, e palesando buona conoscenza dell’amalgama di materie
chimico-medico-biologiche, ben al di là del naturale, pertinente impatto
ambientale che l’argomento richiama. Andando molto oltre anche la scienza
giuridica sulla quale è senz’ombra di dubbio ottimo conoscitore ed interprete.
L’unisono del lavoro
della Manservisi si manifesta apertamente nei ringraziamenti, dove emergono,
oltre l’ovvia, dovuta presenza del Garden Club e dell’Università di Ferrara, la
Provincia (Assessorato all’Agricoltura…; Servizio Protezione Flora Fauna e
Produzione Agricola; UOC Forestazione e Interventi Ambientali), il Comune
(Assessorato ai Lavori Pubblici, Beni Monumentali, Infrastrutture, Verde
Pubblico; Servizio Verde Pubblico; Biblioteca Comunale Ariostea), l’Ordine dei
Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Ferrara, ed, ultimo ma
non ultimo, lo Studio Progetto Verde–Ferrara.
A priori il libro è
di un’afferenza pressoché assoluta. Appropriatissimi sono copertina (con
fotografia d’uno dei principali protagonisti argomentativi: l’olmo
piantato, ed evidentemente cresciuto, nel territorio di Viconovo, frazione
terminale di Ferrara, verso i lidi adriatici, sottoposto a tutela dalla Regione
Emilia-Romagna; e l’esergo, tratto da Russel Page («… piantare alberi significa
dare corpo al proprio sogno di un mondo migliore…»).
La carrellata che
Silvia Manservisi propone non ha carattere unicamente, freddamente normativo,
per quanto comunque non possa non prevalere l’aspetto del diritto, considerata
la sua docenza. L’attenzione è ovviamente rivolta alle ripercussioni che le
singole disposizioni sovrannazionali e/o nazionali possono avere in riferimento
alle diversificate tipologie geografiche ed ambientali. Tenendo in dovuto conto
l’assetto politico ed amministrativo delle aree territoriali di riguardo.
Inoltre, proprio avendo ad oggetto imprescindibile il summenzionato “protocollo
di Kioto”, ne analizza sia i punti positivi, in prevalenza, sia quelli,
residuali, negativi o che almeno risulterebbero tali per stratificata
strutturazione geo-politica o per considerazioni di varia altra natura,
intravvedendone spesso ad intralcio quel fastidiosissimo carattere eminentemente
burocratico, quando non si tratti di lacciuoli dalla rilevanza più venalmente
economico-finanziaria. Apprezzamento non manca (e come potrebbe essere
diversamente?!) per la recentissima legge 10/2013 (Norme per lo sviluppo degli
spazi verdi urbani), la quale, in parte adeguandosi appunto a quel famoso,
basilare “protocollo di Kioto”, in un senso più estensivamente attuativo (già
dall’Italia ratificato nel 2002, grazie alla legge 120), tra l’altro prevede la
“giornata nazionale degli alberi”, fissata, con annuale ricorrenza, il 21
novembre.
L’Appendice
stessa denota l’esaustività del lavoro; mentre è l’eloquenza linguistica e
teoretica dello specifico contesto a dare l’idea dell’elevata quotazione del
saggio. Motivi che giustificano il sacrosanto merito da ascriversi all’autrice.
E che, in definitiva, pongono il libro all’apogeo dei valori della società non
solamente intesa nel suo organigramma locale, nazionale e sovrannazionale ma
anzitutto umana, nel verso più esteso della sua proposta.
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Recensione |
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