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Trovo affascinante e sempre coinvolgente la scrittura poetica dell’instancabile
e produttivo messinese Filippo Giordano il quale è un poeta bravo e colto sia
quando scrive in dialetto, sia quando si esprime in lingua, ed è così
altrettanto bravo e colto anche quando stila giudizi critici o prepara
recensioni o articoli culturali. Quindi abbiamo a che fare con un autore maturo
e completo. La poesia di Filippo Giordano non è superficiale o effimera. Egli
scrive versi coi quali indaga e s’indaga sul perché delle cose e della vita. Ma
sa anche prendere in giro e prendersi in giro attraverso la scrittura. Nei suoi
versi dimora sempre un sole che irradia e riscalda entro una visione poetica del
mondo e della vita positiva. La sua produzione è vulcanica con opere sempre
agili e spedite e con una poetica sempre in progress verso ritmi e angolature
dell’espressione sempre nuove e diverse.
Un poeta che cambia registri adattando
la sua poesia di volta in volta a un percorso nuovo con freschi effluvi di
riflessioni. “Chissà come consolerà il Signore | lungo il tragitto
dell’adolescenza | la bimba chiusa dentro la novella | della mamma assunta in
cielo | per i fini imperscrutabili di Dio? “ (pag.25). “Qui si affacciano
dai monti le giornate, | qui matura la zucchina verdolina | la nocciola, il
basilico e il ciliegio | e, sottozolla, va gonfiando la patata. || Qui il tempo
lavora tutto l’anno | e tutto l’anno il tempo si riposa | dallo stress delle
città febbricitanti | che misurano il tempo col denaro” (pag. 37). A firma
di Sebastiano Lo Iacono leggiamo un affascinante ed esaustiva postfazione nella
quale fa un’attenta analisi critica e stilistica sull’opera del nostro Giordano
mettendone in luce la brillante abilità poetica e culturale.
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Recensione |
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