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Il regionale
delle sei e quarantatré
Questo lungo ed effervescente
racconto, strettamente ferroviario ed insieme sui generis ed ecumenico, scritto
dopo molti saggi dedicati all'Arte e alla Letteratura, è il primo romanzo del
Professore Marcello Carlino, docente di Letteratura contemporanea all'Università
La Sapienza di Roma.
L'autore prende spunto dalla sua intensa e pittoresca
esperienza di pendolare (Frosinone-Roma) e ci rivela, durante un viaggio insieme
altamente simbolico e scabrosamente concreto, la sua visione-opinione ironica e
senza illusioni sull'animale umano e sul mondo in generale. Tutto questo durante
la corsa al buio su binari fantasma in una mattina "scialba scialba" d'un treno
psichedelico popolato da pendolari qualunquisti "malmostosi" proiettati verso un
destino oscuro quanto nebbioso. Viaggio sviscerato a perdifiato dal binomio
schizofrenico narratore-personaggio provvisto da personalità bivalente con
parlantina delirante e oratoria enfatica tentacolare, ricamata ogni tanto da
parole francesi.
Viene coinvolto suo malgrado ma
potentissimamente, l'ignaro sciagurato lettore, trascinato come festuca di melma
nel turbine bufera a 360° d'una visione d'oggi e "d'antan" su un mondo
putrefatto, torrido gelido, scatologico escatologico, che lo lascia frastornato,
ilare e disperato. Ormai ricco d'una presa di coscienza sempre a 360°,
trasportato a latitudini-longitudini estreme nel cuore d'immani problemi
esistenziali intestinali, ne esce, l'esausto e triturato lettore, tenendosi la
pancia, dubbioso se ridere, piangere o "evacuare".
Ma soprattutto ammaliato da
quel vagabondaggio dantesco nelle budella reali figurate d'un tunnel vischioso e
senza via d'uscita, metafora illuminante d'una società allo sbando, incosciente
e priva di speranza. Ne esce senza fiato, sconvolto, ma informato, ormai
consapevole, in una nuvola "disinfettante", sull'orlo d'una crisi sociologica
organica, ma divertito, riconoscente e svuotato, e soprattutto profondamente
ammirato per l'arte multiforme della Guida illuminata.
Richiuso a malincuore il libro,
gli rimangono però, oscuri ed angosciosi, molti punti che pretende
imperativamente che gli venissero schiariti:
- è ricomparso da qualche parte
quella Guida suprema, ossia "il signore solitario e distinto dal blazer blu e
dalla camicia a button down azzurra"?
- si è risvegliata la simil "Belladdormentata
anaffettiva" dal suo letargo profumato? Ha cambiato la sua "posizione fetale"?
- è stato promosso, o licenziato
dalle ferrovie statali il Ferroviere timoroso incolpevole, perfetto bouc
émissaire?
- sarà dato un incarico
ministeriale nel nuovo governo al "Gorilla" patibolare?
- che fine hanno fatto i
Pendolari? Si potranno ritrovare indaffarati nella "grande surface" più vicina,
vaccinati al peggio ma a conti fatti inorgogliti da questa avventura smisurata,
da raccontare a vicini, nipoti e pronipoti per generazioni a venire, o forse no,
date le infauste premesse, ma pronti per l'oggi a "ruscellare" in santa pace e a
dare interviste ai mass media scatenati?
Il lettore fremente aspetta de
pied ferme di saperne di più nella seconda epistolare sicuramente in
preparazione.
maggio 2018
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Recensione |
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