Omaggio a Emilio Villa
Villa fuori mano
Ferine le parole
appena risputate sul gozzo d'un abisso
carburante filoso bava di scarafaggi
ortica lance frecce
coratelle di ragni esche glicemiche
Saint-Emilion al sangue su canapè
funereo
armi per guerreggiare infilare infilzare
la trippa del prelato
d'effroi e di stupore annientare
il pollo
raschiare sulla tovaglia la crosta verde
rame
Intanto rien à voir con i
pensieri larve
macerati nell'olio d'una rabbia
stracotta
in labirinti lerci di pentole stremate
ove sussultano galleggianti sul morbo
deliranti veleni dai vapori alati
leccando la cornice
altri fiori sbocciati nell'alba del
tramonto
rampicanti selvaggi concetti strabici
le cui fragranze ovine e forme
putrefatte
si spingono urlanti dietro la porte
étroite
a fior di mente e
svegliano
dei passeggeri inermi nei Camposanti
immoti
le
salme scorticate. |
Omaggio a Nanni Balestrini
alla signorina Richmond e al pubblico del labirinto
Di fronte ma lontano dal pubblico distratto
in cima a fitti rami che non trafigge il sole
eroso appollaiato dalle piume di raso
d'incenso di cristallo nel tramonto cremisi
si consuma il poeta strappandosi le penne
dal corsetto scarlatto che gli cinge il petto
Ad una ad una lancia quelle gioie lucenti
che la folla ora desta si contende gridando
Non ascolta, la gente quello che recita
stremato il poeta dall'alto del suo eremo
A lei avida piace afferrare al volo
le piume colorate d'oro turchese e rame
che insieme al suo sangue si svelle il poeta
Si stanca invece il pubblico, appena al suo orecchio
giungono le parole sdrucite da riattare
Preferisce incantato e sordo contemplare
il balletto vibrante nell'aria della sera
non volendo sapere che ogni piuma al vento
sta per pensiero perso che svena il poeta
abbandonandolo muto depresso nudo
sulla cima nebbiosa del salice piangente
Dentro al suo piumaggio di carnevale alato
dietro il suo muro di piombo e di carta
deve rassegnarsi il poeta a cantare
in fondo al dedalo soltanto per sé stesso. |