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Chiaroscuro Segreto

“Voce che non sa
Se sono.
O sono stato.”

I brevi versi di Nevio Nigro ci introducono a conoscere la poetica di questo autore, elegante e estremamente attento alla forma, ma mai incline ad una vuota retorica. La lirica di Nevio Nigro è infatti contraddistinta da uno stile che è insieme ricercato e emozionalmente coinvolgente; i testi raccolti in questa pubblicazione coprono un ampio periodo temporale ma tutti quanti sono uniti dalla medesima impronta, ovvero lo stesso codice espressivo.

Tenuti da un riserbo della lingua da non intendersi quale freddezza della stessa, bensì, forse, riserbo, si alternano le “cose” e ciò a cui la “cosa” rimanda. Oggetti che decifrano, come tracciamento in un notturno assalto, quella nebulosa tanto densa quanto impercettibile che, nonostante tutto, l’autore non esita ad attraversare: chiamarla realtà, vita, quotidianità, comunque non basterebbe, se il poeta, con l’opera di altorilievo che gli è propria non ci offrisse le spie del suo (del loro) manifestarsi. Epifanie, quindi.

Rivelazioni di una realtà rinnovata attraverso la memoria, che solleva il velo del disincanto e concede al lettore la percezione di un miracolo possibile:

“Così
Mentre si muovono
Parole da me a me
A terra ombre
Seguono le nuvole”

Nevio Nigro concepisce un immaginario duttile e salvifico, in cui la natura appare in punta di piedi sullo sfondo della perdita e del rimpianto, come a rendere sempre possibile un nuovo ritorno, e (forse) un nuovo spunto per trovare nella accettazione dell’impenetrabile una umanissima salvezza.

Seppure fragile e spesso solo, l’io freme di speranza e possiede l’assenza con il gusto di una attesa che mai si ferma, poiché “ (..) ed è dolce aspettare / ed è dolce riamare / in quest’ora straniera”.

Recensione
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