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I nostri giorni perfetti“E’ lirico il paesaggio?”: questo è l’interrogativo che sottintende e anima la silloge di Francesco Piemonte, I nostri giorni perfett”. Una opera che è contraddistinta da una intensa relazione con la natura e con il paesaggio, intesi come globalità di percezioni e sensazioni, allo stesso tempo paradigma e misura della condizione umana.
Con questa “materia viva davanti agli occhi” , Francesco Piemonte esprime la sua volontà di ricerca e di introspezione, confrontando più volte il paesaggio naturale con quello urbano delle periferie, dove “l’occhio continua a guardare, a cercare”. La desolazione della città richiama un caos senza armonia, una violenza incomprensibile dove le necessità e le urgenze sono sovvertite, rispetto all’ordine maturo e millenario del paesaggio naturale. All’autore non rimane che adoperare la parola per “incidere ancora lo zinco resistente del tempo”, e rinnovare il significato di come riuscire a essere uomini espressi realmente nella propria essenza, capaci di uscire dalla propria alienazione, e dove “Il pensiero dovrà vincere il proprio inganno”. “Dovremo guardarci ad occhi fermi / Chiedere, ascoltare, sapere il nostro dire /”: Francesco Piemonte esprime una esortazione corale, una volontà di dialogo e ascolto che abbraccia l’umanità sfuggente del paesaggio urbano, diventato “lirico” anch’esso. Un invito consapevole, forte e doloroso, cosciente allo stesso tempo della propria forza e del proprio fardello, impresso pienamente nel verso “Il tuo mondo è nel mondo / Il conflitto è permanente”. |
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