Il critico militante Gualberto
Alvino ci fornisce in questo libro la summa lessicale della produzione di Sandro
Sinigaglia, compiendo una attenta analisi sulla produzione dell’originale autore
novarese.
Come ben sottolinea Alvino nella
prefazione dell’opera, “la presenza costante di micro sequenze descrittive”
e “il furore linguistico e retorico”costruiscono due importanti e
decisive chiavi di lettura per penetrare al meglio la scrittura di Sandro
Sinigaglia, autore novarese restio a frequentare la mondanità letteraria ma
attento conoscitore e sperimentatore della lingua.
Gualberto Alvino costruisce a
partire dal lessico e dall’analisi metrica dei testi di Sandro Sinigaglia una
profonda e attenta analisi della poetica di questo autore, offrendo al lettore
numerosi spunti per penetrare con maggior consapevolezza in versi originali,
vasti di contenuto e talora complessi nella forma; una forma non immediata ma
intensamente vera, diremmo per ribaltare quell’accusa di “falsità” espressa nei
confronti di Sinigaglia da Franco Fortini.
La sperimentazione di Sandro
Sinigaglia è proprio quella di adoprarsi sulla parola e nella parola,
mistificandone forse gli accenti di senso e di ritmo ma senza mai perdere
l’adesione a una struttura a più largo respiro, in cui si manifesta tutta la
volontà spassionata dell’autore, scevra dal parossismo di un dictat
esclusivamente formale.
Gualberto Alvino compie uno
studio importante sul poeta, analizzando e confrontando tutte le porzioni che
alimentano la poetica di Sinigaglia, anche nel ruolo di traduttore, fornendo
dunque nuovi input di ricerca che possano ancora svelare – per dirla con il
poeta novarese – ulteriori frutti di quelle “gravidanze altrettanto strane”
proprie della poesia più significativa.
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