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Perché le principesse sono sempre in ritardo?

L’idea all’origine di questo volume per bambini sta in capo a Federica Martinello, che ne ha curato le illustrazioni.

Pare, così si apprende da un’intervista resa dalla Martinello, che attendendo all’illustrazione di un’altra fiaba le sia balenata una sorta di istanza che alcuni definirebbero femminista o post-femminista ma che, in realtà, possiamo considerare semplicemente attuale: le principesse sono in ritardo perché sono impegnate ad uccidere il drago, mentre il principe rimane in attesa.

Si delinea così il concept di una storia che ri-contestualizza il più tradizionale degli schemi novellistici conservandone i consueti topoi , ma calando nel quotidiano di una ragazza le varie fasi della giornata.

Si ottiene così un duplice effetto agli occhi di una piccola lettrice: da un lato la prossimità cronologica e una maggiore e conseguente immedesimazione, dall’altro la proiezione della stessa lettrice verso un probabile futuro in cui scoprirà gli stessi faticosi risvegli, i capelli arruffati, la difficile scelta di scarpe ed altre piccole avventure di ogni giorno che qualsiasi donna si trova ad affrontare.

Se da una parte i tratti marcati e allo stesso tempo eleganti delle illustrazioni, che rimangono posate sullo sfondo senza profondità prospettica e galleggiano nella pagina come origami, rimandano all’immaginario tradizionale della fiaba, dall’altra il testo (scritto da Giulia Ceccon) gioca scherzosamente con il rapporto tra la principessa (alias donna) e il principe (alias uomo) , sovvertendo il tradizionale legame di subordinazione e affermando un modello femminile contemporaneo.

L’equilibrio tra elemento grafico, testo e dimensioni di impaginazione, la levità del testo e la sua sottilissima vena provocatoria, la fine in cui la crescita viene rimandata a tempi futuri e si gusta il sollievo di un altro sogno (e di un altro sonno), rendono questo script degno di un canovaccio filmico e regalano alla piccola donna che sfoglierà queste pagine una preziosa guida per giocare alle principesse del futuro senza perdere il gusto di essere bambine, nel presente che ogni giorno le accompagna (magari con i faticosi risvegli, i capelli arruffati e la difficile scelta delle proprie scarpine!).

Recensione
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