Renzo Cremona
meglio di chiunque altro spiega il motivo dominante della sua silloge nella
prefazione che l'accompagna: mi auguro che queste suites possano essere per
ciascuno di loro occasione di rinnovata fiducia nella forza della parola.
Unificate dal
timbro e dalla tonalità, differenti nel ritmo, le sue poesie riproducono nella
struttura quella dimensione che è propria della composizione musicale denominata
appunto Suite, con brevi ma densi testi che scandiscono una poetica intima e
raccolta.
Come ad esempio“morire
d'autunno | da una pagina impolverata | soffiare | via | la patina dell'esistenza”:
un testo unico, come gli altri raccolto in una versificazione serrata e insieme
delicata che sottolinea l'interconnessione evidente tra poesia e suo riflesso
musicale. L'autore
accompagna i testi con la traduzione in neogreco che ne rimarca la matrice
classica e il senso ritmico evidente.
Cremona
predilige un tema lirico che è in simbiosi con la natura, sincopato come una
partitura ed estremamente raffinato nelle scelte formali. Grazie alla
brevità del testo è evitato ogni virtuosismo eccessivo ed ogni versificazione
inutile che potrebbe compromettere la compattezza della sua poesia; i verbi
all'infinito traducono efficacemente una teatralità di assoluto che preserva la
lucidità dell'autore e il suo voler commuovere senza sentimentalismo.
Quella di Renzo
Cremona è dunque una silloge da leggere tenendo ben presente l'universo metrico
e stilistico del classicismo greco e la sua connessione con il genere musicale
che guarda strettamente, pure, come dice l'autore stesso, mantenendo comunque
intatta la forza della parola e casomai rinforzandone il significato.
|