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Veniero Scarselli è un autore originale, al quale sicuramente vanno strette definizioni generiche in quanto scrive in maniera spiccata aderendo ad un genere – quello del poema – piuttosto disdegnato (almeno nella forma che usa l'autore) nel panorama della poesia contemporanea. Veniero Scarselli, biologo di formazione, scrive alla maniera di un aedo, raccontando l'epica dei nostri giorni, la sua frammentaria disorganicità e il frastuono che traduce goffamente un silenzio di fondo che echeggia in maniera drammatica in tanti aspetti della nostra attualità.

Il vuoto, in realtà, alimenta quel “pieno” di immagini che si sviluppa nel testo di Veniero Scarselli, che in pieno coglie nella sua poetica l'importanza del ruolo di “affabulatore”, come dice lo stesso Sandro Gros-Pietro nella sua prefazione: l'affabulatore, colui che racconta, sa raccontare, fiabe meravigliose.

Anche se Trionfo delle anime artificiali non è propriamente una fiaba meravigliosa ma un viaggio a ritroso nella storia dell'Universo, a partire da un Big Bang rivissuto in chiave scientifica e religiosa insieme: particelle “malate” sfuggono al controllo divino, e iniziano a disporsi “organicamente” per produrre il male. Dunque il poema è uno scrutare penetrante e implacabile la condizione umana, sospesa tra ineluttabilità (dettata dalla scienza o dalla religione, poco importa) e tentativo di spodestare la crudeltà, o soprattutto l'incomprensione del Fato.

E il Futuro?

Veniero Scarselli “piomba” nel Futuro e nelle sue possibilità, racconta da aedo/poeta biologo la creazione di esseri geneticamente programmati, destinati a rimpiazzare l'umano con cromosomi capaci di svettare su ogni avversità, “a soddisfare la gran fame di pace dei popoli”.

Eppure, il Bene recalcitrerà comunque a entrare “nei minimi interstizi fra gli atomi e le molecole”, poiché ancora rimane insondabile, anche per l'intelligenza artificiale” quella forma talmente acuminata e tagliente di Bene come quello che infiamma i neuroni degli umani nei loro entusiasmi missionari”

Solo, forse, con la morte dell'Io, rinascerà una nuova generazione di “audacissime” anime artificiali, immuni dal significato stesso di bene e di male.

Nel complesso dunque Veniero Scarselli scrive, in forma antica che però usa un linguaggio ferocemente attuale, un poema epico che ingloba il futuro per ridefinire un nuovo Mito per la nostra epoca.

Recensione
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