La poesia di Gianfranco
Vinante spicca per concisione e versatilità di espressione.
Seppure nella brevità
mantiene un raccordo di significati e una scelta stilistica che ne determina una
compattezza degna di nota, che risulta anche una delle più interessanti
caratteristiche nell'opera.
Tratti evidenti di questa
capacità di sintesi profonda sono gli haiku inseriti nel libro e una
versificazione libera che nella brevità racchiude l'abilità a trascrivere
insieme sensazione e paesaggio, illusione e quotidiano.
“e mi ritrovo alunno di
tenere campane”: in questo pregevole verso Vinante trascrive un vibrato
emozionale che scandisce e ripropone anche nel resto delle poesie.
Interlocutore ideale per il
poeta è un frammento minimo del paesaggio, un piccolo accadimento, l'incontro
con il vento o con il buio.
Una profonda ricerca
religiosa è reinterpretata dall'autore in testi che pongono sul piano umano un
perscrutabile divino, aderendo a una intimità complessa che pure si traduce in
un dialogo semplice e composto.
La particolarità nella poesia
di Gianfranco Vivante è proprio una notevole capacità di utilizzare nel verso
breve le sfumature meno evidenti nelle parole, raccordandole in una dimensione
insieme musicale e filosofica.
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