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Molte cose ci sarebbero da
dire. e sul contesto culturale (l'attuale situazione poetica italiana, le
tendenze emergenti, le antiche resistenze, etc.) prima ancora che sui testi, per
recensire in modo ragionevole la lettura di una serie di composizioni che subito
si presenta così unitana da lasciar trasparire mi'idea di poemetto, Schegge di
vetro che definirci schegge d'amore. giunto alla terza edizione e già questo,
in qualche modo. caratterizza diversamente la raccolta di Pasquale Montalto.
Diversamente, per esempio. da quando accade (o è accaduto) a recenti
innamoramenti detti "della parola" e invece troppo spesso "sulla parola" di
diffuso e fragile lirismo con qualche sfogo di dolore da cui si potrebbe
attendere per lo meno una qualche attenzione estetizzante che quasi mai si
conferma. ristando il flatus votis in una linea così armoniosa sulla v crini e
sull'amore del privato e della liricita che danno senso alla ita. Ma anche
diversamente da quanto accade, ancora come esempio. ad altrettanti tentativi
d'organizzazione del frammento in aggregati che hanno, del poemetto, una
concezione nuos a anche se non insolita, sembrando a ragione difficile, se non
fuori luogo. una composizione stabile, narrativa. consequenziale. Il canzoniere
di Pasquale Montalto si pone in una posizione mediana. ed e probabile che le sue
origini. dirette o indirette, siano assai lontane. Coerente per continuità di
impostazione interna piu vocativa che evocativa e di conseguenza con rimandi a
una tradizione genericamente –`cortese la raccolta si presenta sotto forma di
testi separati pregevoli ed autonomi. Schegge di vetro e un esplicito canzoniere
d'amore, sollecitato in apparenza da una reale intensità d'affetti ed avviato a
una risoluzione "lirica". si regge su un'identità (dell'io parlante, della persona destinataria del messaggio.
e del
lettore) che si scopre variata e variabile. con sospetto di intenzionale
ambiguità e tende a frantumare lo schema per così dire tradizionale del
linguaggio lirico con una serie di artifici desunti con piena consapevolezza da
un patrimonio culturale ricchissimo.
Un vaghissimo sapore stilnovistico una rivisitazione di
dolcezze da cantico dei cantici, un gusto (attualizzato) per l'argomentazione rapida della poesia
non fosse altro per il continuo oscillare fra sensualità c ragione. Ma
soprattutto, e malgrado la poesia di Montalto abbia in genere scarse relazioni
con i modi delle avanguardie un raccordo sottile ma costante con la lezione
surrealista – che mitigò a suo tempo – anche nei poeti migliori. il rischio sempre presente di incontrollati abbandoni sentimentali. E in
Ricardina la porta i versi... "Porta scardinata. Lubrificata nei vuoi
ingranaggi Unta, finalmente leggera. Apertura sul futuro. arco da cui si
entra. Pronta a darti strada. .Splendore. Sole che irradia bellezza" .
Sembrerebbe, in questo senso, quasi una s oluta dichiarazione di principio.
Ma questi non sono che accenni, una prima serie di annotazioni generiche, più
per collocare il poeta in una zona di convergente culturale che per analizzare i
risultati; che comunque si segnalano per l'imprevedibile gioco degli umori (ivi
compreso, talvolta un umor che non evita una sinistra incisività giudicante) e
le deviazioni linguistiche, fino all'intrusione del simbolo e della metafora.
spostando. al limite, perfino la fisionomia interna di quelli'"Amore" al quale il
poeta si rivolge: e che e da intendersi. forse, come pretesto di una meditazione
assai più articolata di quando la sottostante griglia emozionale non suggerisca.
Da segnalare le delicatissime incisioni grafiche di Alice Pinto che accompagnano
felicemente il narrare poetico della raccolta.
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Recensione |
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