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Si tratta di
una plaquette inserita nella collana di "Donne in poesia", curata da Elisa
Davoglio, in collaborazione con la "Chelsea Editions" di New York, una piccola
pubblicazione dalla elegante veste editoriale, comprendente 23 testi di una
densità e di un rigore espressivi davvero rari.
In un incalzare di immagini
evocative, con un ritmo di forte valenza musicale, spesso affidato all'impiego
dell'endecasillabo, si viene profilando l'universo di una poesia raffinata e
matura, dato tanto più sorprendente, se consideriamo la giovane età della
scrittrice. Un ritmo sicuro, coinvolgente, che non ha cedimenti, nè sbavature e
che risolve, dà sollievo: " Quale sollievo? Quale fenditura? | La ritmica
implacabile sovrana | vince la stretta e supera la resa. | Soltanto questo trova
un'estensione | dal vino al laccio – pioggia condivisa – | dal polso al braccio
– terra
sospirata – dal soffice sospetto delle ciglia | fino all'abisso delle mie
sembianze, | là dove regni e sai la trasparenza, | là dove scorri immenso e
sussurrato, | dove ricordi il centro della tregua, | dove ti vuole l'ultima
scogliera." Un ritmo che tutto lenisce e contribuisce a creare, quasi in un
disporsi di immagini concentriche, in progressiva appossimazione al "centro
della tregua", come in un bersaglio, il luogo entro cui per un momento la ferita
brucia meno, o almeno ricorda questa tregua. L'impiego dell'anafora e
dell'accumulazione, insieme alla suggestione del metro definiscono la geografia
emotiva della poesia, conferiscono importanza a questa esile plaquette e
– colpiscono nel segno –, nella difficile "arte del bersaglio" rappresentata dalla
scrittura poetica.
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Recensione |
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