La raccolta poetica di Lucio Zinna Poesie a mezz'aria è segnata
dall'urgenza di guardare e sogguardare le molte cose che "possono trovarsi fra
cielo e terra", senza lasciarsi conquistare dalla concretezza del quotidiano ma
anche senza abbandonarsi alla sublimità dell'oltre. Pur con un sottofondo di
humor e di leggerezza, attraverso una scrittura sontuosa e lieve insieme,
l'autore traccia il suo ideale diagramma di vita, dove però ogni punta è
costituita da una sezione di differente implicazione. La prima, Transiti,
forse la più originale e innovativa, è una esaltazione delle varie percezioni
sensitive. Fin dal testo di apertura, Tre momenti sul tema ‘assaporare',
i contrasti delle sinestesie appaiono diluiti nel gioco delle immagini e degli
enjambement: "Ti giunge improvvisa una brezza | mattutina che sorvola le
sonnolente | finestre ti residua un misto di salsedine | ed erbe selvatiche i
gas di scarico – | appena un sospetto – avranno avvento | nella giornata
metropolitana | assapora il filo che transita carico | di frettolose fragranze
accoglilo | con (inquieta) gratitudine". Nella successiva Lustrura la
sensorialità è traslata anche in prospettiva visiva fino alla conclusione
post-fluviale "di un imbronciato mattino qualsiasi". Il dato auditivo invece
ritma "silente sferragliare" di Wagon Lit con l'allitterazione di
"timori e timoni". E Per un transito alare "musicali frulli" valgono
"variopinte fragranze". Può essere "minuscola sosta" quella di chi "ancora un
po' | ti guardi vivere poi con confidenziale | sorriso annuisca e scuota i castanochiari
| capelli prima di tornarsene svolando | per un socchiuso
abbaino".
Nella seguente partizione Legami la ricerca della poesia pura da
scansioni narrative lascia però filtrare "oculari carezze" e la conturbante
analisi: "Con smagato fascino avverto | che nulla più mi appartiene quasi |
altro m'avesse appartenuto | tranne ciò che custodisce il cuore" (La gazzèra
). Vincoli e strappi rielabora l'archisema leopardiano "si
annuncia piangendo il piccolo uomo" e conclude l'indagine con un lapidario
aforisma: "A tutto ci si abitua anche alla vita". I testi della sezione
rimarcano l'accettazione dell'esistenza non solo nei suoi aspetti positivi ma
anche in quelli negativi, compiuta in modo attivo con piena adesione della
volontà: "Vado confermando la convinzione | di non voler tornare indietro (ove
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possibile) come un antifaust | che non ha anima da vendere | (né donare). Mi
tengo com'è | questo straccio d'anima | con i suoi errori risorse rimpianti |
parimenti elevabili a potenza. | Centellino l'incipit di questo |
declinante lasso come di primo | mattino la tazzina di caffè | o un petit
di slìvovitz a cena" (Come un antifaust ). L'arabesco finale è uno
degli svolazzanti artifici che rendono più morbida, meno occlusiva, la
percezione del nostro "dirci uomini. Esserlo".
Al delicato Trittico per l'una fanno da contrappunto le
Stanze agiografiche ("Ti canonizzo io zia Vincenzina | nel dantesco lago
del cuore") e l'elogio Per quattro gatti (" Questi quattro gatti
incisori dell'anima | vanno segnando la futilità d'ogni confine | – di specie e
di razza di fiumi e di montagne – | e quanto di virtù felina si colori |
segretamente la riconoscenza" ).
Il volume si configura secondo una architettura a poemetto, che lega le
suddivisioni e i singoli componimenti attraverso motivi d'anima e di pensiero,
in una raffinata e dotta ricerca stilistica e in una sofferta apertura
metafisica.
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